La vita di san Procopio diadema prezioso nel coro dei santi

La vita di san Procopio diadema prezioso nel coro dei santi

La vita di san Procopio diadema prezioso nel coro dei santi 1024 768 Vincenzo Leonardo Manuli

Siamo pieni di stupore di fronte al racconto della passione dei martiri, e ci rendiamo conto che ogni martire rivolto a Cristo ha trovato la ragione e il senso della vita, già nell’atto del martirio, perchè chi crede risorge. Afferma sant’Agostino che «Tutti temono la morte del corpo, pochi quelli dell’anima. (..) L’uomo destinato a morire si dà tanto da fare per evitare la morte, mentre non altrettanto si sforza di evitare il peccato l’uomo che pure è chiamato a vivere in eterno». Il martire non ha paura di perdere la vita per testimoniare la fede in Cristo, preferisce l’eternità alla caducità della vita terrena: «A che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la propria anima?» (Mc 8,34), dice Gesù. La vita di san Procopio è imporporata dal sangue di Cristo, egli accompagna il suo Maestro dal Tabor al Calvario, non teme la tempesta, non ha paura di essere giudicato e condannato al supplizio, e di fronte ai nemici, mostra tutta la sua temerarietà nel confessare l’amore per Cristo. La forza dei martiri è l’amore, «preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli» (Sal 116,15) e nessuna crudeltà può impedire fino alla fine di essere intrepidi nell’abbracciare con gioia la croce di Cristo. Uno scrittore cristiano affermava che «il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani» (Tertulliano), le prove rendono forti, irrobustiscono, allenano il discepolo e incattiviscono il nemico, ma il martire non solo imita Cristo, il suo sangue sparso nel campo del mondo moltiplica nuovi discepoli.

Avvertiamo tanta pusillanimità quando di fronte alle difficoltà della vita, nelle cose ordinarie e superficiali, alla prima tentazione indietreggiamo, cadiamo a terra avviliti, senza che ci venga tolta la vita; mentre il martire preferisce patire le sofferenze, per rimanere fedele a Gesù Cristo. La chiesa è coronata da questi diademi, sono perle preziose che rendono gloria al nome cristiano. Procopio risponde così al suo Signore: «Vorrei dare anche io la vita per te, ripetere sul tuo esempio prima di abbandonarmi alle tue braccia». Il martire è attirato dall’esempio e dall’amore di Cristo, slanciato verso di lui concepisce l’immensità dell’amore che senza alcun merito il Signore si è prodigato gratuitamente verso di lui: «con Cristo avrai tutto ed egli ti sarà più che sufficiente in ogni cosa; lui provvederà a te e penserà a te, in modo che tu non abbia ad aver bisogno di ricorrere ad altri e riporre in nessun altro le tue speranze. Gli uomini, infatti, sono mutevoli» (Imitazione di Cristo).

Procopio ha lottato contro gli idoli, quei feticci che l’uomo innalza sempre e che incensa, pronto a prostrarsi e a vendere la propria anima, per il potere, per il denaro, per la superbia, l’adorazione dell’antico vitello d’oro, invece il santo ha fatto suoi amici la preghiera, la carità, la prossimità per i poveri, la lotta contro l’ingiustizia, senza cedere all’arroganza e alla prepotenza dei superbi. Proprio qui la lotta dei martiri consisteva nel fermo no e concreto all’ingiustizia, e i suoi compagni hanno raccolto le testimonianze per non far perdere il suo esempio. «Sentivo bruciare in me la Parola di Dio piuttosto che badare all’ira dei miei nemici, qualcosa di inspiegabile, una forza che doveva provenire solo dal Cielo», diceva san Procopio. La storia della chiesa fino ai nostri giorni, è ricca di fulgidi esempi, nascosti, negli angoli più sperduti del mondo, che non fanno rumore, e anche oggi è importante per i cristiani fare le scelte giuste, consapevoli che quando si ama e si fa il proprio dovere si è sul percorso della santità.

Quale parola ci offri Procopio quando ci avviciniamo a te? «Un giorno il bene trionferà, l’importante è non rimanere indifferenti e non raffreddare la nostra fede». I santi, i martiri, portano la palma della vittoria, non sono mai vecchi, rappresentano la freschezza del vangelo e la sua novità. Non siamo soli, ripeteva Benedetto XVI, e  «chi crede non è solo», l’uomo nel suo pellegrinaggio terreno e «soprattutto il cristiano non si sente mai abbandonato, perché Gesù ci assicura di non aspettarci solo al termine del nostro lungo viaggio, ma di accompagnarci in ognuno dei nostri giorni» (Papa Francesco). C’è una teologia nella santità, una danza sulla croce, nel combattimento, sulla frontiera non si tira indietro, e si danza con i demoni e con gli angeli, ma i primi fuggono e gli angeli rimangono, come quando ti giudicano, ti calunniano, fuggono e il santo continua la danza, nell’ineffabile coro davanti all’Agnello rende gloria al tre volte Santo

1 commento
  • grazie don Leonardo, per questa ricchezza spirituale. Dio Pasre, sulla scia del santo martire Procopio ci dia la forza di essere suoi testimoni anche donando la vita. co Il Signore, ci conceda a e tutti noi che ci professiamo cristiani, la fermezza nella fede del santo martire Procopio.

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