QUINTA DI QUARESIMA Gv 8,1-11
Gesù libera una donna colta in flagrante adulterio, e ai suoi accusatori che si ritenevano giusti, pronti a scagliare le pietre, in un tribunale senza misericordia, li chiama ad una conversione interiore. Scagli la prima pietra … Non tocca a loro condannare, l’unico che può giudicare è Gesù. Non peccare più, un avvenimento nuovo Gesù opera in questa donna, un nuovo esodo dal mondo del male. Facile, comodo pensarsi nel giusto e credere che la propria posizione sia sempre quella inattaccabile, assolutamente valida per tutti. Con un cuore duro, come le pietre. In questa domenica siamo invitati a deporre anche noi quelle pietre che restano nelle nostre mani.
Un cuore nuovo
Tutti e tre i testi della liturgia della Parola di questa domenica possono essere visti come un cambiamento del cuore dell’uomo grazie all’azione di Dio che apre strade nuove e inedite. Dio dona un futuro ai figli d’Israele e Paolo, una volta afferrato da Cristo, ha dimenticato il passato proiettandosi verso la meta che Cristo ha dischiuso alla sua esistenza. Alla donna adultera, è presente la stessa dinamica, l’annuncio della misericordia di Dio, si astiene dal condannare donando così un futuro a chi non aveva più alcuna speranza di futuro.
Il senso del peccato
Il contesto della pericope che si avvicina all’evangelista Luca e alle parabole della misericordia, non è presente nei manoscritti antichi, questo la dice lunga di come questo racconto può essere uno scandalo. Siamo vicini al Tempio di Gerusalemme, luogo religioso e santo, è stata esibita davanti a tutti, anche davanti a Gesù. Lo scontro con gli scribi e i farisei si fa più duro sulla interpretazione della Legge di Mosè e alcuni gli presentano un caso da risolvere: una donna sorpresa in flagrante adulterio. Attenzione, la donna, ma non il compagno! Il caso presenta due opzioni: la condanna, che vuol dire lapidazione oppure l’assoluzione, che vuol dire disobbedienza alla Legge, un altro motivo per accusare Gesù. A Dio non interessa il peccato, ma il dopo, anzi, il peccato può essere opportunità di cambiamento, un guardarsi dentro alla luce di Dio, e scoprire quanto è terribile la lontananza.
In mezzo
Questa donna, senza volto per il branco, senza nome , nel crocevia di sguardi, parole e giudizi, per gli accusatori, si nega l’identità, identificandola con il peccato. “Gesù opera la liberazione della donna dalla vergogna. Come? Anzitutto ricorda ai suoi accusatori che anch’essi hanno motivi di vergogna. La differenza tra loro e la donna è che il peccato della donna è noto a tutti, mentre i loro sono nascosti. E finché i nostri peccati sono nascosti possiamo illuderci di innocenza. Poi Gesù si volge alla donna che è paralizzata dalla vergogna, tanto che rimane ancora “in mezzo”, anche quando non ci sono più i suoi accusatori a circondarla (Gv 8,9). Il disprezzo degli altri si è travasato in lei diventando odio di sé, e lei non riesce a muoversi” (LM).
La misericordia
Il proverbiale imperativo di Gesù, scagli la prima pietra chi è senza peccato, fa scappare ad uno ad uno il branco che vuole lapidarla. “Tu non sei sola, sta dicendo Gesù alla donna: tu in mezzo, io in basso. Se nella vergogna la persona si sente perduta in una solitudine senza redenzione possibile, il cammino di uscita dalla vergogna può iniziare se qualcuno le si pone accanto e le fa sentire la propria vicinanza. E quando tutti se ne sono andati e restano lui e lei soli, Gesù si alza e si pone nel faccia a faccia con lei offrendole uno sguardo che lei può sostenere e una parola a cui può rispondere. Lei ritrova il suo volto grazie al volto di Gesù che la guarda stando in piedi davanti a lei. E Gesù dà la parola alla donna” (LM). Il perdono può creare scandalo ma una realtà nuova, la potenza dello Spirito fa scaturire una nuova dimensione.
Gesù scrive
Tracciando linee di misericordia nei loro cuori induriti, o ancora il dito appoggiato sulla terra sarebbe un modo per indurre i suoi interlocutori a meditare più profondamente il dono della Legge che Dio ha offerto all’uomo fatto di polvere, e l’ultima parola spetta sempre a Dio. Va’ non peccare più, “lei è liberata dall’isolamento in cui spesso si chiude chi vive situazioni di vergogna” (LM).
“Vorrei alzare gli occhi e incrociare lo sguardo di Gesù, che si è “chinato” verso di me: è al mio livello, non mi guarda dall’alto in basso, scrive qualcosa e mi guarda. E sono occhi buoni. Sono occhi che non mi giudicano, ma mi abbracciano, mi sciolgono la colpa, mi restituiscono la dignità” scrive Luigi Verdi, “ci vuole amore per perdonare e nei suoi occhi vedo quell’amore sconfinare oltre i miei sbagli, oltre tutti i giudizi. Mi ha liberata, mi ha liberato, e posso lodate il Signore, ringraziarlo, “vorrei avere gli occhi di Gesù, capaci di vedere l’altro come Dio lo ha sognato, capaci di scovare le radici dei fili d’erba, la sorgente d’acqua pulita che scorre in ognuno, la nostra eredità di figli di un Dio tenero e gentile. Pronto sempre a chinarsi e a far nascere sorrisi e gioia”.

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