Papa Francesco scrive ai giovani e al popolo di Dio. L’ultima Esortazione «Christus vivit»

Papa Francesco scrive ai giovani e al popolo di Dio. L’ultima Esortazione «Christus vivit»

Papa Francesco scrive ai giovani e al popolo di Dio. L’ultima Esortazione «Christus vivit» 1200 800 Vincenzo Leonardo Manuli

«Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!» (n. 1).
È l’incipit dell’Esortazione apostolica post sinodale, «Cristo vive», nel quale Francesco si rivolge ai giovani, potenziali destinatari. Il documento ha conosciuto una gestazione di tre anni circa, preceduta da una Lettera ai giovani (2017), seguita dall’Instrumentum laboris, documento di preparazione al sinodo dei Vescovi (2018) e il documento finale, frutto dell’Assemblea sinodale (2018).
In questo nuovo testo sono diversi i temi trattati, si analizzano le situazioni difficili e i drammi: la santità giovanile, le donne e i diritti, il corpo, la sessualità e l’omosessualità, le fake news, i migranti e i cambiamenti climatici, il clericalismo come causa di abusi, il gioco d’azzardo, il rapporto tra generazioni, il camminare insieme.
La struttura dell’esortazione è organizzata in nove capitoli, 299 paragrafi, lo sguardo si rivolge al positivo e alle situazioni di disagio, gettando basi teologiche e bibliche di interpretazione, per offrire linee di azione sulle prospettive strategiche in percorsi, ambiti di sviluppo e di crescita dei giovani, obiettivi che il testo si prefigge di raggiungere, declinato ovviamente nelle realtà locali.
Francesco parla di una «Chiesa che si lascia rinnovare» e chiede al Signore di liberarla «da coloro che vogliono invecchiarla, fissarla sul passato, frenarla, renderla immobile».
Ci sono due date simboliche dell’uscita del documento, il giorno della firma, riporta la data del 25 marzo 2019, solennità dell’Annunciazione, affidando alla Vergine Lauretana questo percorso di ascolto e di dialogo, dove il papa si è recato a Loreto in preghiera e per incontrare i giovani. Un altro simbolo è la data di uscita, il 2 aprile, memoria della morte di san Giovanni Paolo II, il papa che ha dato inizio alle giornate mondiali della gioventù.
L’invito alla lettura comunitaria è l’appello del responsabile del servizio di pastorale giovanile, nazionale, don Michele Falabretti: «il testo va meditato e letto con i giovani aiutandoli a sbriciolarlo». Ritornando al testo «Cristo vive», il prof. Rossano Sala (docente di pastorale giovanile all’Università Pontificia Salesiana di Roma e segretario speciale per il sinodo), afferma che il documento, «servirà a rilanciare il cammino sinodale che non finisce mai fino a quando non raggiunge ogni chiesa locale, dove gioca il suo ruolo di rinnovamento nell’evangelizzazione». Avendo partecipato ai lavori del Sinodo e contribuendo alla stesura finale del testo, Sala ravvisa i punti centrali: «la sinodalità, la chiesa in uscita e in movimento, nella volontà di tessere nuove relazioni con il mondo giovanile, nel dinamismo di rinnovamento, di vicinanza e di amicizia con i giovani soprattutto in un ascolto empatico».
Alla luce di questo nuovo testo, sarà importante attendere quali saranno per la chiesa calabrese le novità nell’ambito di una pastorale integrata, in un contesto dove si ravvisa un’estraneità tra giovani e adulti, come si intende problematizzare e cosa prospettare secondo le caratteristiche e le esigenze del territorio, senza punti di riferimento e in affanno su tematiche importanti, quali soprattutto l’esodo giovanile della Calabria, dove negli ultimi dieci anni sono stati 180 mila a lasciare la Calabria.
Sono molti i punti da approfondire, questo sarà compito dei pastori, dei catechisti, degli educatori e dei laici, di tutta la comunità, fermarsi per riflettere, interrogarsi, di ripensare la qualità della vicinanza e del dialogo con la realtà. L’invito del papa è di fare comunità, di «camminare insieme» e «non lasciarsi prendere dall’ansia dell’incontro di trasmettere dottrine», quanto di innervare nella propria realtà locale un rinnovamento che parte dalla realtà esistenziale del mondo giovanile e delle loro domande.

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