Fate questo in memoria di me

Fate questo in memoria di me

Fate questo in memoria di me 640 480 Vincenzo Leonardo Manuli

Riflessione della Messa in Coena Domini

In una lettera san Giovanni Paolo II scriveva che “quando celebriamo l’Eucaristia, noi siamo riportati al cenacolo” (Ecclesia de Eucharistia), diveniamo contemporanei. Parlare dell’Eucaristia è sinceramente complicato perché essa va vissuta, è un’esperienza di fede e non sono nozioni astratte che blindano la bellezza di questo sacramento. Quanti tradimenti attorno a questo grande Sacramento.

Questo memoriale è nuovo, come si proclama in ogni messa, è il mistero della fede, così la Chiesa l’ha inteso, ha interpretato le parole di Gesù dell’ultima cena, in cui quella sera, con un gesto profetico, durante la cena pasquale ebraica, egli dà un senso nuovo, dove si prefigurava la croce e si instaura un’alleanza nuova, il sacrificio di se stesso, quale offerta a Dio per la nostra salvezza. Nell’Eucaristia si rivela l’amore autentico di Dio, noi siamo proiettati sul Golgota in un senso spirituale. Quello fu un sacrificio cruento, sui nostri altari il passaggio scandito dai gesti e dalle parole di chi presiede non mostra quella drammaticità del Calvario, tuttavia si fa anamnesi di un nuovo popolo che nasce da Cristo e che si rigenera dalla forza dell’Eucaristia. 

Forse mi esprimerò con parole che possono risultare difficili, soprattutto quando si vede l’Eucaristia come un rituale, con distacco e indifferenza, spesso le nostre messe sono una passerella, il celebrante e i fedeli ripetono in modo automatico le parole, quasi fossero dei gesti privi di partecipazione, un’abitudine da bigotti. Non è così, è da superficiali, perché fare Eucaristia, e cioè rendere grazie a Dio, vuol dire immergersi nell’amore incondizionato di Gesù fino alla morte. La Chiesa eleva un canto, un canto di liberazione perché liberati dalla morte e dalla schiavitù del peccato. Ovviamente il passaggio è rituale e misterico, nella logica del dono che non ricostruisce storicamente ciò che è avvenuto ma riattualizza quegli eventi. Un teologo, H. De Lubac, affermava che l’Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia. Nel gioco dei paradossi, l’Eucaristia costruisce la comunità, la fraternità, il pane spezzato viene condiviso, nella solidale partecipazione dei convitati, ma la Chiesa fa l’Eucaristia, quando ci si raduna alla presenza di un presbitero quale scuola della carità e del vangelo che diviene servizio verso il prossimo e verso il più debole, quale amore e perdono per i nemici.

La messa in Coena Domini, è la messa che non solo ricorda l’istituzione del memoriale, si è proiettati in quell’Ora che fa da sintesi a tutta la sua vita, e il suo Corpo diviene centro di comunicazione con tutti i suoi discepoli. È lui il vero Agnello, non bisogna offrire nulla, se non il proprio cuore, la propria vita, per partecipare, cioè, prendere parte a questa storia che Dio fa con l’uomo. Nel pane e nel vino offerti sull’altare e transustanziati, Dio si fa vicino, e questo diventa un impegno per ogni cristiano, un servizio a cui tutti siamo chiamati quando ascoltiamo: “Questo è il corpo che è per voi ..”“Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”, parole di una carica sconvolgente, una grande prova di un amore capace di toccare il cuore degli uomini. È tutta la comunità che fa da coro all’altare, insieme agli Angeli e ai Santi, in quel dono smisurato e radicale. Il testamento di Gesù è questo amore incondizionato che diventa impegno, responsabilità e vigilanza per i suoi. Niente più di esplicito, i segni di amore sono accolti solo da un cuore e una vita bisognosa in cui si avverte di voler ricevere il grande dono di Dio. I padri della Chiesa affermavano a proposito dell’Eucaristia che è il “farmaco d’immortalità”. Io questo ho iniziato a capirlo quando prima di essere ordinato diacono, il mio parroco padre Alessandro mi fece un regalo: “vai dai agli ammalti e porta il viatico, riceverai tanta consolazione e tanta gioia”. Andiamo a Gesù come uomini e donne bisognosi del medico che cura le nostre ferite, risana i cuori piagati, salva dalla solitudine, vince le nostre amarezze, consola da ogni angustia, perché Lui è il compagno che si fa Viandante in cammino con noi.

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