Dalla crepa un fiore

Dalla crepa un fiore

Dalla crepa un fiore 1170 996 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 13 Giugno 2021 

XI Domenica del Tempo Ordinario

(Mc 4,26-34)

Ognuno di noi ha fatto esperienza della dinamica di crescita di un seme, di un sogno, di un’idea, di un progetto, di una vita umana. Dalla vita possiamo imparare tante cose, con gradualità, senza affanno e impazienza, evitando la logica del “tutto e subito”, della fretta che uccide ogni progetto.

La parola di questa domenica parla di seme, ramoscello, granello, crescita, germoglio, Gesù racconta la vita, parla del mistero della vita, parla di terra e di cielo, di cose all’apparenza insignificanti, piccole, marginali ma che in sé contengono qualcosa di sovversivo, di misterioso, il regno di Dio, la potenza della Parola. Sono storie di vita, di terra re di cielo, sanno di realtà, di campo, di orto, e siamo convocati ad avere attenzione a tutto quello che ci circonda a quanto accade intorno a noi. C’è una “sacralità nel mondo”, un piccolo seme, insignificante rivela la sua forza e il messaggio divino che solo occhi curiosi e pieni di stupore possono meravigliarsi. Gesù era un “ebreo marginale”, un uomo che sapeva vedere, osservare, contemplare, fermarsiriflettere, senza imporsi agli eventi, annunciava qualcosa di nuovo che era in germe nel suo modo di incontrare, di vedere le cose, gli uomini. 

Gesù guardava il mondo con attenzione, con stupore, partiva dal basso, ci vuole far capire che Dio ha fiducia di noi, e raccontava ai discepoli e alla folla attraverso parabole, mostrava un Dio all’opera, spiegava l’uomo, il regno, a partire dal processo della natura, di una pianta, di un fiore, di un albero. Nel seme c’è una potenziale dinamica di crescita insediata al centro della vita, anche una ferita può essere guardata in un altro modo, il fallimento può essere l’inizio di un cambiamento, può divenire feconda, e quando sarà il momento della “mietitura”, il momento del “frutto”, il contadino lo sa, è tutto un processo graduale, lento, al quale concorrono tanti fattori, e lui ha fiducia e attende con speranza.

Dio opera così nella storia, collabora con l’uomo, getta un seme, ed è Dio che fa crescere, se non si riconoscere l’opera dello Spirito, si pensa che tutto è frutto dell’opera umana, dovremmo imparare tanto dove spesso soccombiamo all’ansia di prestazione, di risultati immediati, nella chiesa, nella società, nella vita stessa. I tempi li conosce solo Dio, ma è un discorso che vale per un educatore, un docente, un pastore, dei genitori, per la chiesa stessa, nelle strade dell’umanità, l’investimento, il gettarsi a capofitto in un progetto, richiede tempo e pazienza. 

Anche io spesso mi lascio prendere dalla fretta, dall’affanno, dallo scoraggiamento, mentre dovrei guardare il ministero di questo ebreo marginale, Gesù, riflettere il cammino della chiesa nella storia, il processo di fecondità di un seme. Senza un esodo interiore, quel pellegrinaggio dentro sé stessi, il rischio è di cadere nell’idolatria, di sè stessi, di confidare nelle proprie forze, di escludere Dio dai propri orizzonti, così vale nella predicazione, negli incontri, accettando le regole dello spirito, la logica della vita. Dio diviene nostro alleato quando consegniamo con fiducia le nostre spinte in avanti. C’è un metodo, quello paolino, di occhi attenti e di fare spazio al seme del regno che vuole crescere dentro di me e che io devo seminare con fiducia: “Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere” (1Cor 3,6-7).

Buona domenica!

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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