SE SEMINIAMO IL BENE

SE SEMINIAMO IL BENE

SE SEMINIAMO IL BENE 1200 630 Vincenzo Leonardo Manuli

Riflessione sul Messaggio della quaresima di Papa Francesco

In questo istante penso all’angoscia e alla disperazione che vive il popolo dell’Ucraina, la guerra, i morti, le città distrutte, occorre pregare per la pace, ma è necessario seminare il bene per la pace, consapevoli che ogni guerra non porta mai a nulla, anche quelle piccole guerre nelle relazioni interpersonali, nelle famiglie, in alcuni ambienti. Mi perdoni – per chi legge – la mia irriverenza, ora tutti si ergono a pacifisti e poi nel “piccolo” fomentano guerre personali, contro questo e contro quello, la coerenza, non fa mai male.

Ogni anno attendo prima che inizi la Quaresima il messaggio del papa, è un tempo importante la Quaresimaquaranta giorni di preparazione alla Pasquatempo di rinnovamento, di cambiamento, di ricominciamento. In tre paragrafi si declina la carità del cristiano: Semina e mietituraNon stanchiamoci di fare il beneSe non desistiamo, a suo tempo mieteremo; sono versetti dell’apostolo Paolo che scrivendo ai Galati (Cf. 6,9-10a), esortava questa comunità cristiana a vivere e a fare il bene, la direttrice del messaggio quaresima è LA SEMINA DEL BENE. La quaresima è un tempo di speranza da vivere con fiducia, partendo dalla fonte inesauribile che è la Parola di Dio, “l’ascolto assiduo e la docilità al suo agire per rendere feconda la nostra vita”, dice il papa.  

Non è possibile la conversione se non c’è la cura della vita dello spirito, si intende che la vita nello spirito è integrata con la dimensione fisica, psichica, morale, una visione integrale dove non possiamo pensare ad una vita spirituale disincarnata, tentazione dello gnosticismo della quale il papa parla spesso.

L’invito del papa in questo messaggio è di riflettere, evocando alla luce dell’apostolo Paolo l’immagine della semina e della mietitura, dove ogni momento è sempre kairòs per seminare il bene. Il papa mette in guardia dall’avidità, dalla superbia, dal desiderio di avere e di accumularevizi capitali mortiferi.  Quanto è difficile acquisire la consapevolezza che solo se cambiamo noi cambia il mondo! Come? Seminando pace, seminando il bene, condividendo, diffondendo semi di amore. Facile a dirsi, ma il giudizio è sempre di vedere il male fuori e non dentro di noi: «Il primo frutto del bene si ha in noi stessi e nelle nostre relazioni quotidiane, anche nei gesti più piccoli di bontà», scrive il papa, seminare il bene per gli altri, ecco il modo per aggiustare la nostra vita e il mondo in cui viviamo.

La sorgente è la Parola di Dio che spinge ad alzare lo sguardo e la semina, “prefigura la realtà escatologica dell’ultimo giorno, il giorno senza tramonto: il raccolto sarà il tesoro nei cieli”. L’immagine del seme è molto evocativa, il seme che muore nella terra e fruttifica esprime il mistero della morte e risurrezione di Gesù, parla del nostro corpo e della nostra vita futura, racconta che il bene seminato moltiplica il bene e tante risurrezioni. Madre Teresa di Calcutta diceva che “quello che facciamo è una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”. Fare il bene è segno di speranza, seminare il bene è diffondere e spendere il proprio tempo non spargendo il male. Il rischio è di rifugiarsi in tante tentazioni: “l’individualismo, l’indifferenza verso il prossimo”, e il papa incoraggia ad opporre a queste tentazioni atteggiamenti positivi: “pregare, estirpare il male dalla nostra vita con il sacramento della riconciliazione, e di operare il bene verso il prossimo”.

Il senso di tanti segni e gesti nel tempo di Quaresima, il digiuno, la penitenzala via crucisla lectio divina, le catechesi, accompagnate dal bene vissuto e dalla grazia di Dio, aiutano non cadere nell’altra deriva che è pelagianesimo (ci si salva senza la grazia). La Quaresima è un tempo da vivere nei segni della prossimità, della solidarietà e della giustizia, che rendono fecondo il tempo vissuto nel fare il bene.

Infine il papa ci ricorda che la fedeltà alla speranza ci rende affidabili cioè, a suo tempo mieteremo, rinviando all’immagine dell’agricoltore: egli con dedizione semina nel suo campo e pazientemente attende il tempo del raccolto, frutto dei suoi sacrifici e del suo impegno. Questo vale per chi lotta per il bene e per la giustizia, per chi è impegnato nella vocazione di servire il prossimo, per chi non si stanca di avere fiducia in Dio in tempi difficili, per chi prega, per chi nel nascondimento e nel silenzio non smette di credere anche nella fatica, perché, «Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo» (Sal 125), senza lasciarsi prendere dall’ansia di prestazione, nella fiducia che chi prega diviene un parafulmine di Dio.

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