GALATEO ECCLESIALE

GALATEO ECCLESIALE

GALATEO ECCLESIALE 1600 1200 Vincenzo Leonardo Manuli

Nell’ambito della nostra vita ci sono gesti azioni che hanno una portata rivoluzionaria, un sorriso, dare la precedenza, chiedere il permesso, un grazie, volgere l’attenzione a chi è ai margini, nella logica cristiana del servizio, e non in quella del dare e avere. Siamo chiamati alla gratuità!

Domenica 28 agosto 2022 – XXII TEMPO ORDINARIO (Lc 14,1.7-14)   

«Ma quanto sono belle le persone che si siedono nell’ultima fila per non essere osservate. (..) Quelle che ancora credono alla lealtà, a costo di essere sconfitte».

FRATERNITÀ MONASTERO SAN MAGNO

Tenerezza

Il galateo è frutto dell’educazione semplice e necessaria per vivere e restare umani nella società e nella chiesa. San Paolo VI affermava che oggi c’è più necessità di testimoni che di maestri, il maestro quando vive ciò che dice, è un testimone autorevole, in una società carente di maestri e di testimoni. La famiglia, la scuola, la chiesa, la politica, dovrebbero pensare molto nel promuovere uno stile di gentilezza e di tenerezza. Il galateo dipende molto dall’ambiente dove uno ha vissuto, e mi accorgo che oggi questo viene sempre meno, anzi, addirittura a volte c’è una falsa gentilezza, a volte un eccesso di formalità nella parvenza di azioni di prossimità. Il contesto di questa domenica è un banchetto, ma l’insegnamento di Gesù, è grande: l’umiltà! Gesù era diventato un rabbì molto noto ed era dunque frequentemente invitato, anzi amava i banchetti, osservava e coglieva l’opportunità per predicare, superando tradizioni e regole, proponendo la logica del Regno. Quelli che lo invitavano volevano onorarlo, discutere con lui, metterlo alla prova, ed egli è sempre attento e vigilante su ciò che gli accade intorno e si mette all’ultimo posto. Vede che gli invitati a tavola cercano il primo posto, ma il posto di chi viene onorato dal padrone spettava a lui decidere. Succede così ancora oggi, nei banchetti solenni, anche nelle chiese, si riservano i posti alle persone importanti, ma non si vedono in prima fila quelli ai margini!

Umiltà

Si fanno preferenze nell’Eucaristia che celebriamo, si escludono poveri e peccatori e si accolgono giusti e degni, e questa è una Eucaristia nostra non secondo il vangelo. “L’umiltà è un’arte difficile e che gli umili – come i veri artisti – sono rari e perlopiù sconosciuti a sè stessi, un’arte molto imitata ma raramente riuscita!” A questo banchetto tutti osservano. Che posto occuperà Gesù?: “Egli dà un insegnamento che mette in guardia dal protagonismo e dall’esibizionismo di chi cerca i primi posti, è questione di modestia, di non avere un super-io che ti acceca e ti fa credere di valere più di altri” (E. B.). Guai a chi finge l’umiltà, con tattiche e strategie forzate per apparire.“Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”, dice Gesù, senza fare lo sgambetto a chi precede, senza correre ai primi posti, ma attendendo il proprio turno. Dall’ultimo posto la prospettiva è diversa; provate a rimanere ai margini, nelle periferie, nei posti rifiutati da tutti, laddove nessuno ci vuole andare. È difficile restare al proprio posto e non cercare di rubarlo agli altri, e ciò vale in qualsiasi comunità, senza ambire a posti più alti, senza cercare posti tenuti dagli altri, può essere faticoso, “ma chi si sopravvaluta cadrà da più in alto, in modo disastroso per sé e per gli altri. Cristo resta l’esempio di questa umiltà, lui che, venuto tra di noi, ha preso l’ultimo posto, davvero l’ultimo, che nessuno potrà rapirgli!” (E. B.)

Gratuità

Gesù si rivolge agli invitati e a chi invita. A quest’ultimo esorta ad andare oltre il circolo degli interessi e del tornaconto, e avventurarsi nei territori della gratuità: “invita poveri, storpi, zoppi, ciechi, quattro gradini che ti portano. Riempiti la casa di quelli che nessuno accoglie, crea una tavolata di ospiti male in arnese: suona come una proposta illogica, da vertigine, e infatti ci parla di un Dio che ama in perdita, ama senza clausole, senza calcolare, che entra in quelle vite scure come una offerta di sole, un gesto che renda più affettuosa la loro vita” (E. R.).

SIGNORE ricordami L’ULTIMO POSTO. È il tuo.

  • Vivo le mie relazioni secondo l’utilità e il profitto? 
  • Riconosco il valore della gratuità e della gratitudine? 

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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