L’inchino. Libri, inchieste, stereotipi, sentenze

L’inchino. Libri, inchieste, stereotipi, sentenze

L’inchino. Libri, inchieste, stereotipi, sentenze 768 1024 Vincenzo Leonardo Manuli

Un indimenticabile scrittore siciliano, Andrea Camilleri, affermava con ironia la sua passione di scrivere libri per dedicarli ai nipotini. Sono diverse le motivazioni che un autore può avere quando scrive un libro, e diversi sono i generi letterari. Anche io scrivo libri, recensisco libri, in maniera critica. A me sono familiari alcuni temi culturali, anche per “deformazione professionale”, ammetto di essere interessato ad un certo genere letterario, con un atteggiamento critico, possibilmente da studioso. Ho voluto acquistare e leggere L’inchino. Santi, processioni e mafiosi nel meridione italiano, di Davide Fadda (Trapani 2022, pp. 168), un testo agevole, interrogante l’immagine di copertina, dettagli di una processione dalla quale emerge la statua mariana, in bianco e nero, un particolare interessante.

La tematica mi interessa, ma negli ultimi anni la minestra è sempre quella. Sette capitoli, all’interno non ci sono altre immagini, l’autore sceglie un percorso storico e socio-antropologico, mettendo tanta carne nel fuoco, piccoli paragrafi con argomenti complessi e parallelismi tra mafia e chiesa cattolica frutto di pregiudizi e stereotipi pieni di retorica. Il metodo che l’autore usa rinvia a tanta bibliografia, testi scientifici (è non) e un’abbondante sitografia. In particolare mi sono soffermato sulla sinossi di due esperienze riguardo agli inchini:un caso accaduto in Campania e uno in Calabria, differenti atteggiamenti di reazione delle autorità; in particolare viene studiato il “presunto inchino” (ndR) avvenuto il 2 luglio 2014 nella diocesi di Oppido Mamertina nella processione della Madonna delle Grazie. Perché presunto se le testimonianze sono a favore dell’inchino di fronte alla casa di un boss? C’è chi parla anche di sosta e di percorso tradizionale, senza ambigue riverenze. L’autore rinvia a tanta sitografia, sulla base di articoli non firmati, mettendo insieme un copione ben noto, senza critica, citando autori per giustificare le sue tesi. In alcuni paragrafi deborda quando confronta l’istituzione ecclesiale, la sua struttura, la dottrina, i dogmi e la pastorale quali cause di espansione della mafia (sic!). Mi sembra troppo esagerato, potrei comprendere che la pastorale non ha saputo contrastare la mafia (‘Ndrangheta, Camorra e Cosa Nostra), ma addirittura parlare di favoreggiamento!!! Diversi argomenti sono ripresi da alcuni studiosi, sociologi e teologi, che conosco bene per aver letto e studiato, e che avrebbero bisogno di un approfondimento più ampio. La serietà di un libro sono la ricerca, le fonti, il confronto, le letture, esporre tesi contrarie, l’esperienza, e non andare a caccia di articoli sulla sitografia e internet ( il mercato del pettegolezzo) e anche su testi non scientifici.

Il libro può essere scritto anche con la motivazione di vendere qualche copia, di presentarsi al pubblico per farsi notare, ma la tematica è negli ultimi tempi poco gettonata, anche se le processioni, soprattutto al meridione, sono sotto la vigilanza e la lente d’ingrandimento di autorità militari, di giornalisti, e della chiesa più attenta e sensibile ad evitare ambiguità, che nel passato più recente ha prestato il fianco alla legittimazione di esponenti mafiosi.

Nel testo ci sono anche interviste a magistrati, parroci ed esperti della tematica in oggetto. Ritualità, simbologia mafiosa, potere, significato dell’inchino, l’autore si chiede: come fare cultura per contrastare la mafia? Condivido questo passaggio, l’educazione civical’informazionela sensibilità della società, sono l’antidoto per un vero cambiamento, lottando contro gli atteggiamenti mortiferi della neutralità e dell’indifferenza, sopratutto informando con competenza e onestà.

Permettetemi un passaggio personale. Ricordo alle scuole superiori quando il professore di religione, un prete, si presentò e un alunno gli disse di non voler partecipare alle lezioni e in quanto ateo non credeva che Dio esiste. Il prete gli rispose: E chi ti dice che non può essere il contrario?

Lascia una risposta

INVIAMI UN MESSAGGIO, TI RISPONDERÒ QUANTO PRIMA.

[contact-form-7 404 "Non trovato"]
Back to top