SENZA PROCESSIONI 

SENZA PROCESSIONI 

SENZA PROCESSIONI  1200 1600 Vincenzo Leonardo Manuli

Parlo e scrivo da uomo e da prete, con il cuore aperto, Curato in cammino di una piccola comunità di quattrocento anime circa, da nove mesi, San Procopio, nella ridente piana di Gioia Tauro, ai piedi dell’Aspromonte -, dopo l’esperienza da prete fidei donum nella diocesi di Cassano all’Jonio -, con una lettera aperta, con tante domande, riflessioni e provocazioni ai fedeli devoti e alle istituzioni tutte, religiose e non. Una parrocchia è movimentata soprattutto dalla religiosità popolare, ricchezza indiscutibile, vivace, anima della fede dei semplici, delle feste dei patroni, soprattutto, sono una tappa importantissima, religiosa, culturale e sociale. Ho visto in questi no ve mesi nelle diverse feste celebrate in parrocchia, a partire da luglio 2022 con la festa di San Procopio, una bella e composta partecipazione, anche nella festa della Madonna degli Afflitti a settembre, molto venerata, e la festa della Madonna del Rosario a ottobre, e per ultima con il nuovo anno, la festa di San Biagio.

Sono rimasto sorpreso, le celebrazioni eucaristiche curate, ordinate, con atteggiamenti rispettosi, discreti, di fede semplice, che i fedeli devoti attendono, un appuntamento che nonostante gli ostacoli gli stessi fedeli resistono. Purtroppo non è possibile fare le processioni delle statue, bloccate e impedite per valutazioni che a mio parere andrebbero ridiscusse e riviste. A settembre del 2022, nella festa della Madonna degli Afflitti, dopo aver presentato la domanda per la processione alle autorità di pubblica sicurezza con larghissimo anticipo, con gli elenchi dei nominativi, esattamente un mese prima, alla vigilia, i candidati a portare la statua non erano in regola secondo le autorità, ed abbiamo dovuto rinviare perché erano rimasti in pochi. Motivazioni? Niente. In Calabria si fa sempre così!

  • Perché privare una comunità piccola della processione religiosa, dove anziani e ammalati non potendo recarsi in chiesa vorrebbero almeno vedere passare la statua del santo o della Madonna? 

In una piccola comunità non è facile trovare tante persone per portare la statua, ma nonostante tutto, quei pochi sono disponibili alle richieste del parroco, almeno di far scendere e poi far risalire la statua in chiesa dalla nicchia per la venerazione dei fedeli. La religiosità popolare vive di tante espressioni di fede, anche delle processioni religiose, una manifestazione pubblica e sociale, il cui impedimento influisce sull’animo dei fedeli.

L’inchino di Oppido Mamertina nel 2014 della statua mariana davanti alla casa del boss mafioso, – per me sempre presunto -, e quello che avvenne a San Procopio nel 2014, – sempre presunto -, quest’ultimo doveva essere uno scoop giornalistico, con tanto di denunce dove poi tutti furono scagionati perché non avvenne nulla, hanno creato sospetti, malumori, indifferenze, pregiudizi. Ho fatto questo doveroso passaggio per comprendere la situazione a cui siamo arrivati adesso.

  • Perché impedire alle persone di portare una statua religiosa solo perché alcuni portatori hanno parentele o amicizie con persone inquisite, in attesa di giudizio o condannate?
  • Siamo d’accordo che chi è vicino alla criminalità non può portare la statua religiosa, sarebbe una contraddizione, ma chi è stato condannato ed ha espiato la pena per altri reati non mafiosi?
  • Perché privare una piccola comunità dove non c’è nulla, stremata, senza né oratorio, né canonica per il parroco, né cinema, né teatro, né un bar, né un campo di calcio, né una scuola, né una biblioteca, né un luogo di ritrovo e di socializzazione, e la religiosità popolare è l’unica risorsa di incontro, di solidarietà e di condivisione?
  • Perché far morire San Procopio? 
  • Perché reprimere, aggredire e continuare a far vivere nella paura piccoli villaggi spopolati e abbandonati di cui è rimasto solo l’unico presidio, la chiesa, che cerca di ascoltare, accompagnare e stare vicino alle persone nelle fatiche e tribolazioni della vita? 

Ogni giorno percorro la strada per arrivare a San Procopio piena di buche e di voragini, con il manto stradale sconnesso, con grandissime difficoltà e pericoli per l’incolumità, per servire una comunità religiosa, maltrattata, e qui non si accendono i riflettori, non fa notizia.

Questa è sempre la Calabria!

Sono contento della risposta civile, dignitosa ed educata dei fedeli, nonostante la tristezza e il rammarico che raccolgo ogni giorno, ma non si può continuare così se non ci saranno chiarimenti motivati e fondati perchè il popolo possa esprimere la propria fede religiosa, abitato dalla maggior parte di anziani, dove i giovani sono veramente pochissimi, e la fede è l’unico ristoro dei giorni che Dio concede.

Raccolgo il sentimento popolare e non posso tacere, e chi di dovere, -se la propria coscienza si lasciasse interpellare -, per senso di responsabilità e di onestà, dovrebbe far presente, anche se si tratta di un piccolo resto, dove ci sono anche diritti, dove è già troppo essere privati di quelli essenziali, figuriamoci se riguarda anche quelli religiosi.

Questa è la Calabria, questa è la fede dei poveri, il resto è storia!

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