INCENDI IN CALABRIA CRIMINALITÀ E ASSENZA DELLO STATO 

INCENDI IN CALABRIA CRIMINALITÀ E ASSENZA DELLO STATO 

INCENDI IN CALABRIA CRIMINALITÀ E ASSENZA DELLO STATO  1175 760 Vincenzo Leonardo Manuli

Alberi inceneriti, macchie nere sulle montagne, frane e massi che scivolano sulla strada perché non ci sono più gli alberi a frenarli, l’odore irrespirabile della cenere, è quello che ho sperimentato qualche giorno fa quando sono stato a Gambarie in Aspromonte. Il fuoco ha distrutto ettari ed ettari di montagna e mi piange il cuore. Non riesco a trovare nessuna spiegazione,  ogni benedetta estate incendi dolosi uccidono il patrimonio naturale della Calabria, una delle poche risorse di questa terra amara e selvaggia.

Leggevo alcuni pensieri del sociologo taurianovese il prof. Mimmo Petullà, amico e studioso dei fenomeni sociali, critico e conoscitore esperto delle dinamiche socio-antropologiche della Calabria. 

Così scrive: 

«L’elevato numero d’incendi, in Calabria, invita a riflettere sul ruolo svolto dalla ‘ndrangheta, sempre pronta a controllare tirannicamente e violentemente il territorio, per condizionarne il destino democratico». 

Da decenni si lamenta la prevenzione, la vigilanza del territorio boschivo, indice di una insufficiente politica degli amministratori, a livello locale e soprattutto regionale, ma anche di chiari ed inequivocabili interessi criminali. È chiaro che questi incendi hanno lo scopo di creare paura, di intimorire, di riportare l’uomo a quell’ancestrale angoscia che dopo la scoperta del fuoco, capì come dominarlo, ma senza arrestare la forza devastante, anzi a strumentalizzarlo contro la natura e contro l’uomo stesso.

Il risultato di questi incendi è l’assenza dello Stato, l’insufficienza dei componenti delle forze dell’ordine, e da queste parti si è abituati a vivere in un territorio che è insofferente alla legalità, indifferente alle regole, noncurante della cura dell’ambiente. 

Osserva sempre il sociologo

«In Calabria, gli incendi – spietati e puntuali – sembrano rientrare in una tipologia criminale, al punto da assumere i tratti di un terrorismo di natura ambientale. Si tratta di una barbarie che solo un’organizzazione spavalda e  mortifera com’è la ‘ndrangheta sembra attuare».

Perché si susseguono con una certa velocità, in ogni estate specialmente, e quale impatto intendono provocare nella coscienza civile e sociale? 

Scrive il Petullà:

«Appare importante rammentare che la tipologia della sistematicità di incendi, in Calabria, non rappresenta solo una questione concernente la dimensione ecologica, ma ancora prima lo Stato di diritto, attaccato nella configurazione degli equilibri degli assetti democratici. Si auspica pertanto che la delicata problematica non sia sottovalutata, particolarmente nelle sue perverse dinamiche criminali».

Quella del sociologo è l’unica e rara voce che si leva, denunciando ingiustizia e barbarie umana, che purtroppo non trova eco in un dibattito e in un confronto nell’ambito politico e sociale, in una Calabria carente di prevenzione e progettazione, che vive il dramma del dissesto idrogeologico e che disprezza la selvaggia natura, accettando ancora una volta e subendo l’arroganza e la perversa azione della criminalità di interessi di tipologia mafiosa, che continuano a sfidare lo Stato e ad annichilire le coscienze narcotizzate, approfittando della incapace reazione civile a prendere posizione di fronte a questi fenomeni.

Insiste ancora il sociologo per pungolare le menti in letargo dei calabresi:

«In Calabria recenti incendi, come pure quelli divampati l’anno scorso, si rivelano come una delle più rappresentative icone della ‘ndrangheta, capace di sovvertire il fuoco -che accompagnato, fin dall’origine, lo sviluppo e la crescita dell’umanità-nella prefigurazione di una realtà infernale, volta risucchiare tutto e tutti, fino al punto da non vederla, diventandone appunto per questo parte di essa».

A chi parliamo? Perché non c’è una decisa e coesa risposta delle istituzioni al problema degli incendi? Troveranno risposta queste riflessioni? Saremo ancora una volta costretti a subire la prepotenza della criminalità? Il territorio rimarrà sempre ostaggio della ‘ndrangheta? Dove stanno le nostre responsabilità di cittadini? Perchè la politica non insorge una volta per tutte?

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