Don Francesco Laruffa nel saggio di Mimmo Petullà

Don Francesco Laruffa nel saggio di Mimmo Petullà

Don Francesco Laruffa nel saggio di Mimmo Petullà 1168 1600 Vincenzo Leonardo Manuli

Desiderio ringraziare l’amico e pensante prof. Mimmo Petullà per avermi omaggiato del suo ultimo e prezioso lavoro,  – già da tempo mi aveva anticipato di questo percorso inedito – dello studio e delle riflessioni da esperto sociologo su un prete e parroco della diocesi di Oppido Mamertina – Palmi: Don Francesco Laruffa, “Analisi socio pastorale di una vita alla luce della presenza di Dio”, nella quale per più di mezzo secolo è stato Curato di anime della grande parrocchia della Piana, Sant’Ippolito martire in Gioia Tauro. Ho collaborato da diacono (2006-2007) e da prete (2009-2010) ed ho potuto conoscere e apprezzare da vicino – anche se per poco tempo – lo spessore umano, culturale e spirituale, di  una figura complessa e geniale sotto alcuni aspetti, introversa per mentalità e per contesto, intuitiva e a volte contraddittoria.

Non compete a me fare una diagnosi del ministero del Laruffa, il Petullà – che non è nuovo nel panorama scientifico di studi e pubblicazioni – ha esaminato in maniera certosina gli scritti del parroco, che lui ha anche frequentato e stimato di persona. Entrando nel saggio, un lavoro corposo ed encomiabile dell’Autore con tanto di riferimenti magisteriali e consultazioni di altri lavori scientifici, tuttavia soprattutto il sociologo fa riferimento ai Quaderni del Laruffa, dove egli annotava scritti e riflessioni, intuizioni e visioni, esaminati dal Petullà in maniera critica e scientifica. Il testo è accompagnato da alcune testimonianze, corredato anche una galleria fotografica con la selezione di alcune frasi del parroco. Il saggio, a scelta dell’Autore, è diviso in quattro densi capitoli concentrati sull’identità sacerdotale, la parrocchia, il ruolo della chiesa e il rapporto fede e cultura

Il Laruffa con i suoi scritti continua a provocare una chiesa ingessata e bloccata nelle dinamiche interne e interparrocchiali; oggi questa struttura istituzionale e pastorale deve fare i conti in un contesto in cui la parrocchia non è più al centro, aprendo gli occhi sulla questione di una tensione, la tentazione di rifugiarsi nel suo ruolo esclusivamente sacrale oppure ripiegarsi ai servizi sociali, dimenticando la dimensione spirituale, nel difficile compito del dialogo tra fede e cultura, e del coniugare evangelizzazione e promozione umana.

E’ chiaro che la chiesa, la parrocchia, non è più il centro, ma nel macrosistema delle realtà istituzionali vive accanto, opportunità per rivedere e rinnovare linguaggi, gesti, comportamenti, idee, strutture, se non si vuole vivere come quel giapponese rinchiuso nella sua isola che attendeva l’invasore durante la seconda guerra mondiale, quando questa era terminata da molti anni.

L’Autore nell’incipit del primo capitolo Inquietudine e ricerca di senso scrive: «Appare evidente di trovarsi di fronte all’organizzazione di una personalità introspettiva – capace di continuo contatto con la propria dimensione interiore – ma anche spiccatamente meditativa» (p. 27). La figura del Laruffa ha vissuto della forte passione del ministero sacerdotale, egli inoltre si racconta  in un’opera autobiografica con il forte titolo Seduzione, e che rileva un cardine del suo apostolato, quello dell’immischiarsi nelle faccende del territorio, dell’umano, partecipando a quello che accadeva a Gioia Tauro, nella chiesa locale e nazionale. 

Il Laruffa, è stato una personalità non morbida, con un linguaggio elevato, senza lasciarsi andare in retorica e atteggiamenti mediocri, non sempre condiviso dai confratelli, sia per una caratteristica caratteriale di temperamento forte e anche per una intelligenza non comune, dove ha sofferto l’incomprensione e da buon servo di Gesù Cristo ha portato la croce.

Una delle affermazioni brucianti del Laruffa, Lo spazio del prete e è il mondo, avvalora la forza dei termini usati e vissuti senza ipocrisia, la dimensione sociale e politica della missione del prete, senza trascurare la dimensione interiore e teologica, in favore di una olistica identità sacerdotale.

L’auspicio è che la figura memorabile del parroco di Gioia Tauro continui a essere studiata ed approfondita, non sotto forma devozionale ma culturale, spirituale e pastorale, penetrando anche in alcuni temi scottanti, come il fenomeno della ‘ndrangheta e della mentalità mafiosa, della massoneria deviata e del mondo di mezzo, di cui nel cuore della Piana convergono interessi, particolarismi, complicità e connivenze, di un territorio sotto la cappa di personaggi oscuri che tessono le fila. L’Autore ne fa un cenno, citando una riflessione del Laruffa nelle pagine 74-75 del testo, il parroco “invita il prete a non stare a guardare davanti ad alcuni fenomeni, sopratutto nei confronti della ‘ndrangheta, consigliando la preghiera, lo studio delle matrici remote, di non chiedere privilegi e farsi promotore di percorsi di legalità”.

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