TRENT’ANNI. PADRE PINO PUGLISI IL PRETE DEL SORRISO

TRENT’ANNI. PADRE PINO PUGLISI IL PRETE DEL SORRISO

TRENT’ANNI. PADRE PINO PUGLISI IL PRETE DEL SORRISO 1600 1200 Vincenzo Leonardo Manuli

Il giorno del suo compleanno, il 15 settembre 1993, a 56 anni, dopo violenze, calunnie, intimidazioni, minacce, i suoi assassini, mandati dal clan dei Graviano di Brancaccio, uccidono il parroco di Brancaccio. 

Perché?

«Proprio in quel luogo dove aveva deciso di essere “operatore di pace”, spargendo il seme della Parola che salva, che annuncia amore e perdono in un territorio per molti “arido e sassoso”, eppure lì il Signore ha fatto crescere assieme il “grano buono e la zizzania” (cfr. Mt 13, 24-30)». Così scrive Papa Francesco nella Lettera inviata all’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice (Lettera del Santo Padre Francesco per i Trent’anni dalla morte di Don Pino PuglisiFrancesco, Roma, da San Giovanni in Laterano, 31 luglio 2023).

La sua Chiesa era la strada, non diceva solo Messa, non faceva solo catechesi, non amministrava solo i sacramenti, per questo ai mafiosi dava fastidio l’essere un prete fuori dagli schemi della gente, perché «il suo ministero pastorale per incontrare la gente, in una terra da lui conosciuta e che non si è mai stancato di curare e annaffiare con l’acqua rigenerante del Vangelo, affinché ognuno potesse dissetarsi e godere il refrigerio dell’anima per affrontare la durezza di una vita che non sempre è stata clemente».

È noto il pregiudizio e la diffidenza che c’è nei confronti dei preti, tipo l’abito non fa il monacopredicano bene e razzolano male, ma ci sono preti e preti, non i migliori, non gli eroi, non i santi, non i preti antimafia, ma preti che prendono sul serio il vangelo. Mi piace una espressione forte della Lettera dove il Papa a proposito di Padre Puglisi afferma: «una luce gentile che scava dentro e rischiara il cuore».

Padre Puglisi è un esempio per i preti, per i parroci, per i pastori, per i cristiani, soprattutto in questo tempo d’indifferenza, di smarrimento, di mancanza di punti di riferimento, di cattivi maestri: «Questo sacerdote non si è fermato, ha dato sé stesso per amore abbracciando la Croce sino all’effusione del sangue».

E poi quel sorriso ai suoi assassini, l’ironia di fronte al male e alla cattiveria, egli non si è arreso, quel sorriso scolpito in volto che si erge in quei palazzi dove lui si ritirava stanco la sera nella casa canonica, quel sorriso che ha convertito i suoi assassini e ha sconfitto la mafia, un sorriso disarmante, nonostante le difficoltà e le opposizioni che incontrava.

Come può un uomo solo, indifeso, senza armi, sconfiggere la mafia? Don Pino ha fatto emergere che contano gli esempi, i segni, i gesti, contano più delle parole: «Vi esorto quindi a fare emergere la bellezza e la differenza del Vangelo, compiendo gesti e trovando linguaggi giusti per mostrare la tenerezza di Dio, la sua giustizia e la sua misericordia. Sono segni che il cristiano è chiamato a porre nella città degli uomini per illuminarla nella costruzione di una nuova umanità», scrive il Papa.

Padre Puglisi non è stato un prete antimafia, liberiamo questa etichetta, è stato prete del vangelo, della Parola di Dio, un prete che ha fatto la scelta giusta, che si esposto, che non dimenticava quelli più poveri e indifesi e che nel vangelo sono i preferiti del Maestro.

Conclude il Papa incoraggiando e sostenendo i pastori immersi nella quotidianità: «Abbiate il coraggio di osare senza timore e infondete speranza a quanti incontrate, specialmente i più deboli, gli ammalati, i sofferenti, i migranti, coloro che sono caduti e vogliono essere aiutati a rialzarsi. I giovani poi siano al centro delle vostre premure: sono la speranza del futuro».

Quel volto luminoso di Padre Puglisi rende più bella la chiesa, a volte macchiata da scandali e peccati dei suoi ministri, quel volto luminoso è un raggio di luce che solo chi si lascia ferire dall’amore di Dio può trasmettere agli altri, quel volto luminoso e innamorato è cartina di tornasole dell’amore di Dio, quel volto luminoso che invita a convertire il nostro cuore a Dio, quel volto luminoso che mette al primo posto prima l’altro e poi sé stesso.

Grazie don Pino della tua testimonianza!

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