Quaranta giorni per un tempo ricominciamento

Quaranta giorni per un tempo ricominciamento

Quaranta giorni per un tempo ricominciamento 1170 1029 Vincenzo Leonardo Manuli

Parto da un dato sociologico, i segni della liturgia cristiana non sono più compresi (quelli che frequentano li hanno capiti?!) e non hanno quella rilevanza sociale che un tempo significavano a fare cultura. Tutto quello che potrebbe essere ovvio e scontato, non lo è più, e questo ci pone verso gli altri in un atteggiamento di umiltà, che non si è mai arrivati, si è sempre in cammino e per la fede del discepolo di Cristo “ogni momento è favorevole” (Cf. 2Cor 6,2) per cambiare direzione. Ci accorgiamo che anche in questa pandemia di Covid 19 sono aumentate le distanze non solo con le generazioni passate ma anche con quelle nuove?

Il tempo di liturgico di quaresima è strettamente legato alla pasqua, culmine verso cui converge il mistero della risurrezione di Cristo. Tante le sollecitazioni e le proposte spirituali della chiesa e delle parrocchie, tra questi il messaggio per la quaresima di papa Francesco che ci invita a sostare sulla “Fede, speranza e carità”. Esse sono virtù e forza spirituale del discepolo di Cristo, un dono che riceviamo nel battesimo e che si alimentano con una vita di preghiera, sacramentale e di buone opere, di testimonianza e di aiuto al prossimo. Il papa ci offre spunti di meditazione per il percorso quaresimale, quaranta giorni di preparazione e di allenamento per celebrare la pasqua in novità di vita, con lo spirito sobrio che richiama all’essenzialità per conformarsi a Cristo, in un contesto in cui tutti ci siamo riscoperti “più fragili e vulnerabili”.

Chi comprende più la rilevanza dell’imposizione delle ceneri, il simbolismo e la forza per scuoterci dal torpore e dalla tiepidezza? Questo tempo è più che mai il tempo dell’accidia, del disimpegno, dell’indifferenza più radicale che è il nichilismo profetato e attuato. Le ceneri aprono il tempo dei quaranta giorni, un percorso in salita, di ascesi, di rinnovo delle promesse battesimali, delle potenzialità spirituali: «In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l’“acqua viva” della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo». 

Così scrive Enzo Bianchi: “Il mercoledì delle ceneri segna l’inizio di questo tempo propizio della quaresima ed è caratterizzato dall’imposizione di un po’ di cenere sul capo di ogni cristiano. Gesto forse desueto oggi, ma ricco di simbologia che affonda le radici nell’Antico Testamento e nella tradizione ebraica: cospargersi il capo di cenere è segno di penitenza, di volontà di cambiamento attraverso la prova, il crogiolo, il fuoco purificatore”.

In un tempo passato, si parlava di combattimento spirituale, di prova, di tentazioni, e cosa vogliono dire oggi, e come si vive la preghiera, il digiuno, l’elemosina? Come parlare all’uomo e alla donna di oggi? Non solo a quei pochi rimanenti nelle nostre comunità, con i capelli bianchi e le ginocchia deboli, ma anche a chi sta al di fuori e disinteressato e nemmeno si accorge che nel Tempio di Dio ci riuniamo per prepararci ad un tempo nuovo? 

La pratica è sempre più esigua, noi pastori costatiamo un dato che non ci incoraggia, ma continuiamo a questo impegno, “guai se non evangelizzassi” (Cf. 1Cor 9,16),  vissuto nella novità della dinamica spirituale che sostiene e rafforza le tre virtù teologali:«Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr Mt 6,1-18), esse sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione. 

Gesù ripercorre il cammino di Israele nel deserto, è il nuovo Mosè che nella speranza si fa “testimone di un tempo nuovo”, nell’abbandono totale al Padre, e solo nell’accoglienza della fede è possibile credere nell’ascolto della Parola di vita per abbeverarsi alla fontana di vita, di acqua viva, nell’esperienza del tempo in cui la libertà è liberazione da tutto quello che ingombra di vivere come Cristo ha sentito, ha vissuto, ha vissuto, in uno “sguardo rinnovato dalla carità”.

È in questo contesto attuale di pandemia che ci soccorrono la fede, la speranza e la carità, nella corsa a perfezionare la vita cristiana, sapendola regolare sotto l’azione maestra e di docilità all’azione dello Spirito Santo, protagonista nella vita di Gesù, nella chiesa, nel cammino personale di ogni credente e discepolo di Cristo, di seguire Lui, scrive il papa: «nella via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa». 

L’imposizione delle ceneri dovrebbe farci ricordare del lungo cammino della nostra condizione di esseri viventi tratti dalla terra e che alla terra ritorniamo, secondo la parola del Signore detta ad Adamo, quella cenere che rimanda alla condizione del corpo umano che, dopo la morte, si decompone e diventa polvere, così accade al nostro corpo tornato alla terra. Se ricevere le ceneri vuol dire prendere coscienza della fragilità, del limite umano, della mortalità, c’è anche la fiducia che il fuoco dell’amore di Dio consuma il peccato. Guardare quelle ceneri imposte nel nostro capo, significa riconfermare la fede pasquale, la promessa di resurrezione che attende ogni carne.

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