Signore, Salvaci!

Signore, Salvaci!

Signore, Salvaci! 1170 1123 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 20 Giugno 2021 

XII Domenica del Tempo Ordinario

(Mc 4,35-41)

C’è una parola umana, cristiana, poco usata e vissuta nel linguaggio e nella vita, salvezza, che potrebbe essere tradotta con salutesanitàintegritàporto sospirato, essa ha a che fare con il corpo, con l’anima, con l’intera vita. Gesù è venuto per salvarci, per liberarci, il mistero della fede cristiana è proprio questo, la sua passione, morte e risurrezione, sono la generosità di Dio per ricondurci nel suo regno, è morto per tutti e tutti sono morti e sono risorti in lui.

La barca della vita naviga a vista, sul mare aperto, con la bussola della speranza, tra le onde e le tempeste, tra mari agitati e tranquilli, all’improvviso quando soffia un po’ di vento, le nostre sicurezze e certezze sono messe in discussione. Cosa dobbiamo fare? La paura prende il sopravvento, siamo di fronte all’imprevisto, e per giunta, Gesù non ci ascolta, nonostante i vangeli dicono che qualsiasi cosa chiediamo egli ci esaudirà. Forse non abbiamo fede? È troppo poca? È questione di quantità o qualità? Nel vangelo della tempesta calmata, Gesù è sulla barca con i suoi discepoli, dorme, e loro sono in difficoltà, lui sembra disinteressarsi, alla furia del vento, delle forze del male e del mare agitato, il maremoto vuole inghiottire ogni speranza. Che fai Dio, stai fermo? Sembra un’accusa, una tentazione, forte, terribile, e la fede viene messa alla prova, mentre Dio tace! Dio non è un talismano quasi quasi la sua presenza fosse una potenza magica pronto a risolvere i nostri problemi.

E se nei momenti difficili siamo chiamati a maturare nella fede e a riconoscere l’amore di Dio? E se Dio ci sprona verso la meta, e nell’improvvisa tempesta scopriamo la sua vera identità contro tante nostre proiezioni? E se sulla barca invece di Gesù a dormire sono i discepoli?

Nella traversata della vita non mancheranno mai le tempeste, solo se si obbedisce al comando “passiamo all’altra riva”, si cresce, si fa esperienza di sé e di Dio, anche se le situazioni possono diventare drammatiche oppure potremmo essere noi ad ingigantire gli eventi e le circostanze. I discepoli scoprono l’agire autorevole di Dio, egli rimuove la paura, invita a comprendere e rincalza con la domanda: Perché avete paura? Pensiamo alla paura della malattia, del Covid19, della perdita degli affetti, della stima dell’altro, del riconoscimento sociale che cerchiamo, della perdita del lavoro. Quante paure schiacciano la nostra vita? Quanti sconvolgimenti fanno tremare la terra sotto i nostri piedi? Quanta violenza e cattiveria c’è nel mondo? In questa immagine evangelica mi sembra di vedere anche noi calabresi, abbiamo paura del mare e preferiamo stare sulla terra ferma, non rischiare, non osare, stagnanti e rassegnati.

Gesù invita a guardare noi stessi, a conoscerci meglio, nelle paure e nei fallimenti, nelle cadute e nelle prove, a svegliarci, sappiamo chi siamo solo nelle difficoltà, non è in questione solo la fede, ma è la vita stessa, la fiducia, su chi ci affidiamo, e di scacciare fuori tanti timori.

Io faccio esperienza nella mia vita che l’inattività o la comodità sono scossi da circostanze impreviste, e Dio mi scuote a svegliarmi, mi colpisce nel vivo, anche quando si scatena l’ingiustizia e la cattiveria, che risposta si dà e che interpretazione offriamo nella fede? Siamo saldi? E la preghiera? La speranza dove è andata a finire? Dubitiamo di Dio? Dubitiamo di noi stessi? La paura della morte e di fallire, di non essere considerati, incompresi, di essere soli, di illuderci, di essere gli ultimi, senza riflettori e senza flash, prendono il sopravvento. La paura può essere vinta solo dalla fiducia, in Gesù, il Risorto, che grida ai venti e alle tempeste nel nostro cuore: Calmatevi! Dio ci chiede di pazientare ancora un po’, di passare all’altra riva, rimane accanto, porta insieme a noi le sconfitte e le fatiche della vita, sono la nostra croce, bella, gioiosa, consolante, e riporta la pace nel cuore, quando ci affidiamo e ci fidiamo di lui, della sua parola, non in maniera magica, egli “non ci salva dalla tempesta ma nella tempesta”, cioè, sta accanto a noi in ogni tempesta della vita.

Buona domenica!

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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