Osare la carne

Osare la carne

Osare la carne 1618 1271 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 27 Giugno 2021 

XIII Domenica del Tempo Ordinario

(Mc 5, 21-43)

Noi facciamo i conti con la vita davanti alla morte, alla malattia, al male, anzi la apprezziamo di più nella prova, nella crisi, e quando la malattia ci tende un agguato vorremmo evitare passaggio difficile che ci fa tremare la terra sotto i piedi. C’è un senso nella malattia? È un mistero e quando bussano alla nostra porta, la sofferenza, il dolore, ci si trova in uno snodo esistenziale, anche nel rapporto con la fede. 

Gesù manifestava la sua autorità nelle guarigioni fisiche e spirituali, reintegrava il malato emarginato e scomunicato dalla comunità perché alla malattia si dava una interpretazione di impurità e di castigo divino. Non accade anche oggi? Quando si è malati non si è isolati? Non sono un peso? Tra i miei amici ci sono persone che dal resto della comunità sono considerati gli ultimi, gli scartati come dice papa Francesco. Non è facile gestire la malattia, l’emarginato, il malato, non abbiamo il potere di guarire, ma il potere di ascoltare, aiutare, consolare, e vedere in lui la carne di Cristo.

Si ha paura di toccare la carne dell’altro, soprattutto quando il grido della sofferenza, della solitudine, non si trova compagni di viaggio ma giudici e persone senza compassione e senza misericordia. Il miracolo più grande è salvare una vita quando si hanno occhi e cuore pieni di attenzione, ciò vale per un cristiano, per un credente, e per un operatore sanitario. 

Nel vangelo di oggi si incrociano due storie, Gesù osa la carnetocca e si lascia toccare, si mette in relazione, non a livello epidermico ma profondo, chiede la fede, quella umile e semplice, di abbandono e di fiducia. Gesù tiene per mano, ascolta la sofferenza, ascolta il lamento, entra nella casa dove si combatte la battaglia della vita, non spiega il dolore, ma lo porta con sé. La sua presenza lascia il profumo della libertà e dell’amore accanto ad ogni malto, tende l’amore, tocca, sostiene, risolleva  e fa rinascere.

Questo miracolo chiede la fede, la passione, l’attenzione per l’altro, e non posso non pensare ad un medico, ad un infermiere, anche ad un semplice volontario della croce rossa, immaginando che stanno accanto al malato con quella unicità che si deve avere, il malato non è un numero, e se non ha soldi va curato lo stesso. Ogni operatore sanitario deve accompagnare con uno sguardo pieno di fiducia, penso anche ad un pastore religioso, quando cammina accanto al più fragile, condivide la compassione di Dio e la sua misericordia. In fondo che cosa sono i sacramenti? Il peccato non è una malattia?

La fede cristiana non è astrazione, è realismo forte e provocante, sull’altare non si ascolta: “Prende questo è il mio corpo … prendete questo è il mio sangue”. È necessario osare la carne, altrimenti si ha fede in una ideologia, si parla per slogan, non si ha davanti una vita vissuta, solo perché non si prova dolore e non si è fatta esperienza del dolore. 

Si può essere “salvati” dal dolore e dalla malattia? Quando non si ignora, quando non si proietta come castigo di Dio, quando sul letto del dolore quel malato, ha un nome e una identità che riflette la croce di Cristo, cioè quel cuore che scoppia d’amore per l‘uomo e la donna e grida: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Dio sa cosa significa soffrire, si è fatto carne, ha sofferto per noi, e ha dato un senso ai gemiti del dolore, quel mistero della redenzione in cui egli ha assunto tutto l’uomo, rivelandoci la tenerezza di Dio. Egli accarezza il fiore, nutre i gigli del campo, sostiene gli uccellini, e non abbandona l’uomo e la donna perché Dio mantiene la promessa: “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il Figlio”.

Buona domenica!

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

Lascia una risposta

INVIAMI UN MESSAGGIO, TI RISPONDERÒ QUANTO PRIMA.

[contact-form-7 404 "Non trovato"]
Back to top