Dio è pane

Dio è pane

Dio è pane 597 1024 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 8  Agosto 2021 

XIX Domenica del Tempo Ordinario

(Gv 6 41,-51)

Lo scandalo

«Io sono il pane vivo disceso …»queste parole di Gesù nel quarto vangelo ci danno le vertigini se le accogliamo con fede, mentre ci scandalizzano se non sentiamo una profonda e segreta attrazione verso Gesù. Il contesto di mormorazione e di contestazione dei giudei per queste parole forti, sono la chiave di svolta dell’esperienza di fede dei discepoli, di riconoscere il vero nutrimento, il dono più grande, il dono di sé. Anche per l’esperienza del cristiano è il cuore della vita sacramentale: «Questo è il mio corpo, dato per voi»; «Questo è il mio sangue versato per voi», un dono che è Dio stesso. Queste parole possono suscitare scandalo, ma qui siamo al cuore della fede cristiana: “andare a Gesù significa incontrare un uomo, con un’umanità piena, con una carne fragile, significa incontrare un uomo che vive tra gli altri, ha sentimenti umani, parla una lingua umana, incontra gli esseri umani, si mette al loro servizio, li istruisce, li cura e li guarisce. È in questa sua umanità che possiamo vedere Dio e quindi compiere il cammino che ci porta ad aderire a lui” (E. Bianchi).

Vedere di nuovo

Come la chiesa accoglie questo dono? Riconosciamo questo dono? «Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici», qui non si tratta solo del dono, ma di spezzarsi, di condividere la propria vita per gli altri e per essere a sua volta dono per gli altri. Questa è la logica dell’eucaristia, una follia, una sfida. È il Padre a suscitare il desiderio di questa attrazione, e proprio in virtù di questa accoglienza del dono di colui che è disceso dal cielo “per noi e per la nostra salvezza” e che ha dato la sua intera vita, il suo corpo, la sua carne, il suo sangue, e il suo spirito, come dono gratuito e per tutti, vigiliamo per essere sempre capaci di credereadorare e confessare Gesù come l’unico nostro Signore.

Noi viviamo di aria, di sole, di pioggia, di relazioni, di amore, e tutta la realtà si trasforma in pane. Non nascondiamo che viviamo di tensioni, ingiustizie, divisioni, una realtà frammentata, che passa attraverso il deserto e la fatica, il sacrificio e la preghiera sofferta. Uno dei nome di Dio è pane, e fa venire in mente il processo per la lavorazione del pane, i chicchi, la macinatura, simbolo della realtà umana di una vita immersa nel caos del mondo, che non esclude la depressione di una vita non realizzata, in mezzo a frustrazioni e demotivazioni del quale non dobbiamo meravigliarci ma perseverare nel nostro cammino senza arrenderci.

L’esempio è il profeta Elia, scoraggiato, stanco, Dio lo esorta ad alzarsi e mangiare, a nutrirsi del pane, il suo fuggire, di evitare le responsabilità, di non guardare in faccia la realtà, anche quando c’è un senso di disgusto e di fallimento, di rinchiudersi in se stesso, permette di comprendere che il nostro rapporto con Dio dipende da cosa noi ci nutriamo. Continua a camminare dice Dio ad Elia. Se ci fermiamo non incontriamo il Signore in quella brezza leggera, in quella carezza che interviene nella situazione di pericolo facendo suscitare il desiderio più profondo.

Pane condiviso

Questo pane prepara all’eucaristia dove c’è un gesto sacramentale e sociale, di relazioni che costruiscono una famiglia, un gruppo, la società, che si umanizza nel mangiare. Mangiare è anche questione culturale, stare a tavola è stabilire un legame, una sacralità che mobilita i sensi ed esercita lo stupore del ringraziamento, della festa che apre alla condivisione. Noi abbiamo bisogno di musica, di danza, di ritualità, ma l’uomo non vive solo del pane materiale, anche del pane di questa convivialità che richiama alla verticalità, all’unione dei due estremi, l’eterno e l’effimero, dove non si può ridurre tutto all’estinzione del piacere nel finito. 

Di cosa ci nutriamo? Dove attingiamo la forza? Cosa rende più leggero il viaggio della vita? Il pane dell’eucaristia è un gesto di comunione con Gesù e tra di noi, c’è un nesso importante tra il mangiare il pane quotidiano che significa vivere, e il mangiare il corpo di Cristo, che vuol dire vivere la vita eterna, questo è il pane che ci apre gli occhi ad aderire ad un mondo nuovo, il pane che libera da ogni egoismo e indifferenza, da ogni cupidigia e avidità, perché è un pane condiviso, donato e spezzato. 

Signore, sei tu il vero pane

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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