La ricchezza di uno sguardo

La ricchezza di uno sguardo

La ricchezza di uno sguardo 1024 577 Vincenzo Leonardo Manuli

XXVIII Domenica del tempo ordinario

10 ottobre 2021

(Mc 10,17-30)

Gesù è sempre in cammino, sulla strada, ama gli orizzonti, incontra volti, situazioni, entusiasmi, tristezze, invita alla sequela, annuncia il regno, la novità di Dio. Ogni circostanza è il kairòs per istruire i discepoli, e seguirlo significa rinunciare a tutto, per avere poi il centuplo, già ora e la vita eterna.

Il denaro

Quando si parla del denaro si è spinti a demonizzarlo, non si può fare a meno di esso, è ingombrante, non per i ricchi, ci si e attacca il cuore, e si valutano la vita e le persone sulla base della moneta che si possiede. Dire che esso sia un mezzo e non un fine è roba da moralisti, il denaro fa piacere, dà sicurezza, soddisfa i bisogni, ma non regala la felicità. Esso è un medium necessario, nelle transazioni, nelle compravendite, dipende dall’uso che se ne fa, a breve termine può assicurare nel presente il benessere, ma a lungo termine può lasciare il cuore vuoto, inaridito quando manca la solidarietà, la condivisione, la carità fraterna. La vita di una persona non è valutata dal profitto, soprattutto quando questo è fatto a scapito dei lavoratori. Non voglio prolungarmi in dinamiche economiche-finanziarie, nel vangelo Gesù fa un appello a stare attenti, a vigilare, la vita non dipende da quello che si possiede perché tutto è sottomesso alla caducità.

Sequela 

Un tale, senza nome, “la sua identità è rubata dal denaro (E. Ronchi) dice il vangelo, si avvicina a Gesù pieno di entusiasmo, lo interroga, desidera la vita eterna, pensa che si possa acquistare, nella forma del do ut des, “egli possedeva tanti beni”, e quando Gesù, gli fa una proposta, “fissatolo, lo amò”, gli indica una direzione, quella di liberarsi dei suoi beni per seguirlo, e tutto ad un tratto il suo volto si “rattristò”. Il tale ritorna indietro, è ostaggio delle sue cose. Gesù non gli ha chiesto molto, voleva aiutarlo a non confidare in se stesso o nella ricchezza. Ampliando il dialogo immagino che gli avesse detto: gioca tutto quello che hai sul vangelo, dai tutto ai poveri e seguimi! Ci sono cose che non si possono acquistare, la felicità, l’amicizia, la fede, l’amore, la salvezza dell’anima, la vita eterna, sono tutti doni gratuiti di Dio. Seguire Cristo è una scelta impegnativa, è un dono, si scommette sulla parola di una persona, ed entra in gioco la fede quale “risposta al corteggiamento di Dio, egli entra in te io gli do tempo e cuore” (E. R).

La vita eterna

Quell’incontro è stata un’occasione mancata, il tale ricco poteva dare una svolta alla sua esistenza, si era posto un obiettivo alto ma alla proposta di Gesù aveva declinato l’invito a liberarsi delle sue ricchezze. La vita eterna non si commercia, noi non abbiamo parametri per definirla perché siamo dominati dal qui e ora, dallo scorrere del tempo. La vita eterna ci sembra troppo lunga, contiamo i giorni, ma non c’è calcolo per l’eternità, una dimensione che non è segnata da sofferenze, dal dolore, dal male. È la condizione di novità inaugurata da Cristo, un ritorno a lui che si sperimenta già nel presente quando si fa esperienza della grazia.

Il fallimento di quell’uomo sta nello sguardo, ha evitato di lasciarsi amare e trafiggere dall’amore di Gesù, ha preferito conservare le sue ricchezze, affezionarsi ai suoi beni piuttosto che lasciarsi guardare da Cristo.

Signore, guardaci dall’attaccare il cuore al denaro

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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