Ricordatevi che il diavolo ha paura della gente allegra

Ricordatevi che il diavolo ha paura della gente allegra

Ricordatevi che il diavolo ha paura della gente allegra 768 1280 Vincenzo Leonardo Manuli

Pane dolce e salame

Piccoli gesti, simbolici, semplici, profondi, nascondevano anche un messaggio, nel complesso del suo sistema educativo però avevano un senso. È chiaro che la sorgente della gioia di san Giovanni Bosco (6 agosto 1815 – 31 gennaio 1888) è l’amore che Dio ha riversato su di lui e che egli ha saputo condividere con i suoi giovani. Il 31 gennaio è la memoria di una santo il cui zelo pastorale si è rivolto ai più giovani e ai più poveri: don Bosco è stato il buon pastore che riusciva a coniugare l’amaro e il dolce ma per gustare l’amore, l’attenzione all’aumanità e alla fragilità del suo prossimo.

Il pensiero della buona notte

Al declinare del giorno, prima di dormire, è bello fare un esame di coscienza, pensare ai doni ricevuti, agli errori compiuti, leggere anche il pensiero spirituale di un santo o un passo del vangelo e addormentarsi con il proprio angelo custode. San Giovanni Bosco offriva ai suoi ragazzi un breve pensiero, infatti in tutte le case salesiane continua questa bella tradizione. Noi mandiamo i messaggini tramite whatsappimmaginiemoticon, ma un pensiero di una notte più tranquilla? Il pensiero della buona notte faceva parte del suo insegnamento, inclusivo della sua arte educativa e del carisma di educatore dei giovani. 

Lo spirito va coltivato, la vita spirituale va alimentata, il fuoco deve essere sempre acceso, questo lo sapeva molto bene san Giovanni Bosco, serietà, dedizione e contenuti, non devono mancare in un maestro, in un accompagnatore, in un prete, in un/a religioso/a. Oggi, – faccio un’ammenda personale -, abbiamo trascurato l’accompagnamento spirituale, altre guide si stanno sostituendo al nostro ministero: non sarebbe l’ora di riprendere questa missione che il Signore ci ha consegnato? Quanto tempo dedichiamo al sacramento della Confessione?

Il santo dell’allegria

Con don Bosco si respirava una sana e santa allegria. Lui deve molto a mamma Margherita, al suo parroco (don Giovanni Calosso), al padre spirituale (San Giuseppe Cafasso) e al suo patrono, san Francesco di Sales, il santo della mitezza e della fermezza. Sovente siamo presi da tante cose, affanni, preoccupazioni, litigi, invidie, sgambetti, e ci dimentichiamo della gioia del vangelo, è una perdita di tempo quando ci si smarrisce in cose superficiali, forse questo è il più grande peccato, non pensare alla gioia, non quella spensierata, ma la gioia di una interiorità profonda che viene dallo Spirito Santo, infatti è uno dei suoi frutti. Don Bosco trasmetteva questa gioia, dolce, contagiosa. Pensiamo al suo volto, al volto di Gesù, alla serenità e alla fiducia che trasmettevano. E noi? Come viviamo questa sequela? Quando ci confessiamo e se lo facciamo, dovremmo chiedere perdono perché non siamo stati gioiosi. Don Bosco aveva fondato la Società dell’allegria, questa si vive nelle amicizie sane, quando si condividono valori sani. Ringrazio don Bosco, i docenti salesiani, ricordo i miei studi, quattro anni nella Università Pontificia Salesiana a Roma, mi hanno cambiato, e non posso non dimenticare le belle relazioni, gli insegnamenti, di vita e di libertà.

Auguri a tutta la famiglia salesiana

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