Taurianova, antropologia di quartiere

Taurianova, antropologia di quartiere

Taurianova, antropologia di quartiere 1080 720 Vincenzo Leonardo Manuli

Taurianova agli inizi del secolo scorso era divisa in due comunità, Radicena e Jatrinoli, comuni unificati sotto la denominazione attuale, un passaggio che avvenne nel 1928 vista la contiguità, vicinanza solo giuridica e incompiuta nell’ambito sociale e culturale. Attualmente sono meno di quindicimila abitanti i “taurianovesi”, due frazioni popolose, San Martino e Amato, situato in pianura a 210 metri s.l.m., fino agli anni ’70 e ‘80 era più popolato ed economicamente fiorente, e direi anche sotto il profilo culturale. La faida del 1990, omicidi, emigrazioni, scioglimenti dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose (per ben tre volte!!), hanno portato negli anni successivi ad un decadimento, morale e culturale, dal quale, a mio modesto parere non si è più risollevata. 

Taurianova è ricordata per i torroni, una specialità dolciaria che ne fa un vanto, ma anche per i fatti di ‘ndrangheta; è dimenticato che alcuni suoi figli hanno scritto belle pagine: Francesco Gemelli Careri, per aver peregrinato lungo il globo con tanto di pubblicazioni; Francesco Sofia Alessio latinista e scrittore. Negli anni passati dal punto di vista politico c’era fermento e dinamismo anche con un significativo impegno culturale, purtroppo allo stato attuale si registra una insufficiente rilevanza dell’associazionismo. Se si pensa che qui erano presenti le scuole superiori con tre istituti, quello professionale in agraria, quello tecnico per ragionieri e geometri, contavano addirittura la frequenza di circa 1500 studenti. A livello economico, erano presenti diversi servizi pubblici, l’ospedale, la pretura, l’ufficio delle entrate, tanto per citarne alcuni, e consentivano al territorio un movimento di benessere per le famiglie e le aziende, anche se le obiezioni potrebbero essere tante.

Questa premessa è importante per entrare in una antropologia di quartiere e di periferie, sono diversi, e per quello che la mia memoria ricorda, alcuni sono legati a qualche leggenda, a luoghi religiosi, a presenze istituzionali, ad esempio: cunventu, ‘zzurru, puzzu siccu, zaccheria, cuarteri, mercatu, macellu, campu sportivu, du’ ponti, schijaccu, càsi populari, ‘spitali, stazzìoni, ferrovia; e poi quello con legami religiosi: santa lucia, ‘mmeculata, sannicola. Il territorio segna ancora la divisione antica, in dialetto tra dericina e jatrinuli (Radicene e Jatrinoli), nonostante da quasi un secolo è unificata. Si aggiungono zone periferiche e disabitate come razzàa’ calata i melina, poi c’è il torrente marru, e una zona più immersa nella campagna, pigghàra.

Da dove vieni? Dove ti sei cresciuto? Dove abiti? Che chiesa frequenti? Ancora c’è questa differenza, sociale, culturale, sebbene ogni zona ha una sua peculiarità, ciò è indizio di una frammentazione, anche di una gerarchia sociale, che in non pochi casi porta ad una forma di disprezzo, di distanza, identificando il residente con quel luogo, con conseguenti giudizi morali. 

Taurianova è un comune disarticolato, piazza Italia è il luogo più frequentato per il passeggio grazie al perimetro ampio. Sarebbe interessante una indagine con tanto di interviste in ogni quartiere, ai più anziani, non solo per far riaffiorare ricordi e storie, anche per capire la marcatura delle differenze, della ricchezza della pluralità, e quanto queste siano integrabili in un contesto di comunità. 

Cosa unisce Taurianova? Il fattore religioso? La presenza delle parrocchie, tre per la precisione, la Madonna delle Grazie, San Giuseppe e SS. Apostoli Pietro e Paolo, strano a dirsi, non hanno aiutato a superare emarginazioni e classificazioni gerarchiche: Tu vai alla matrice (Madonna delle Grazie o Madonna della Montagna), tu vai a san Giuseppe, tu vai al Carmine (SS. Apostoli Pietro e Paolo), anche se sono passati i tempi belli, dove la messa domenicale, la partecipazione alle assemblee  dell’azione cattolica erano un punto di riferimento. Occorre inserire anche la presenza di duce comunità religiose, il Monastero delle Visitazione, abitato da monache contemplative e il Convento dei frati Cappuccini, risiedono frati di provenienza dall’India, entrambi prestano un servizio religioso alla comunità cristiana.

Una volta c’erano bande, guerre tra ragazzi e famiglie, segnavano il territorio, oggi queste sono venute meno, anche ogni quartiere continua a mantenere una identità specifica, in un contesto dove le relazioni sono provvisorie e saltuarie. Esiste qualche zona residenziale, zone periferiche con villette a schiera, molto distanti dal centro cittadino. La frequenza delle parrocchie, delle associazioni, dello stesso istituto scolastico, creava una certa amicizia, adesso, tutto questo non c’è più. Fa interrogare il salto che si è compiuto, non in avanti ma all’indietro, quando una volta univa la fontana, il panificio, il tabacchi, il calcio, il barbiere e la parrucchiera, anche se c’era chi tifava la Taurianovese e chi i Diavoli Rossi, adesso, ci sono i supermercati, i centri commerciali, internet, i social, con un impoverimento delle relazioni e della stessa solidarietà e carità. 

Si svolgono durante l’anno manifestazioni ed eventi culturali, ma sono fine a se stessi, manca la progettualità, immagino tanta buona volontà, non c’è una spinta delle associazioni, mancano proposte istituzionali che valorizzino storia, monumenti, piazze, perdendosi in burocrazie ed eventi di facciata che lasciano il tempo che trovano. Si è davanti ad una grave perdita, di racconti, di immaginazione, di speranza, di legami con le persone e con il territorio, e che forse noi ce ne accorgiamo, i giovani non più, perché non abbiamo saputo trasmettere la passione e i sentimenti per il nostro paese.

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