LA FOLLIA DELL’AMORE

LA FOLLIA DELL’AMORE

LA FOLLIA DELL’AMORE 1170 1413 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 10 Aprile 2022  Palme (Lc 22,14-23,56)

Non potevamo salirci noi, soffriamo di vertigini,

 si è offerto lui, per raccontarci la verità, la croce. 

A noi, il compito di guardarla, adorarla, 

per aderire e credere all’amore gratuito che si rivela.

Questo è un giorno solenne, supremo, tanto atteso dai cristiani, pieno di sentimenti contrastanti, dolore, rifiuto, morte, parole dure, conflitti, tradimenti. Noi siamo condotti al Calvario, passando dall’esultanza alla tristezza, nell’accompagnare Gesù. La croce ci richiama al senso di responsabilità, tra la folla, terminato lo spettacolo, tutti si disperdono: perché questa follia di amore di Dio? 

La Passione

Rifletto in questo periodo su una virtù che abbiamo smarrito, osservare, comprendere gli eventi, non come spettatori. Nella fretta dalla quale siamo assillati, e alienati, diventa difficile riflettere  su quello che facciamo e dove andiamo, ma la passione di Gesù ci obbliga a rallentare il tempo e di riappropriarci di quello che siamo. La liturgia di questi giorni ci invita a fermaci, a vivere con calma gli ultimi giorni di Gesù. C’è un susseguirsi di eventi dove il protagonista rimane Gesù, determinato, deciso. Quello che aveva anticipato nella lavanda dei piedi, nell’ultima cena, i gesti di prossimità, di amicizia, di amore, sono tutti inchiodati sulla croce. Quello che occorre fare in questa settimana è non distogliere lo sguardo sulla croce. Tutti contro uno, disarmato, debole, in cui prevale la logica del branco. Non accade nel bullismo a scuola, sulla stampa, nei social? In alcuni ambienti, si radunano folle per trovare un passatempo, lo spettacolo-visione alla quale siamo abituati nell’epoca del consenso e dell’audience. 

Getsemani

Tanta umanità nella passione, Gesù prova paura, affronta tutto l’odio e la cattiveria che si scaglia contro di lui, nonostante tutto, offre il suo amore. Ha bisogno di amicizia, egli che aveva previsto la sua morte violenta, consapevole che chi ama si espone, affronta questa salita con fiducia. La sua vita non è nelle mani degli uomini, ma di Dio. Nei nostri Getsemani, siamo soli, non ci entra nessuno, lui è con noi, sa cosa vuol dire lottare, agonizzante, non è una prova eroica, nemmeno di uno insipiente che non sapeva il culmine della sua esistenza. Egli è entrato nell’abisso delle pieghe della nostra umanità, il male, il peccato, e la croce ci riguarda tutti, siamo compenetrati che sfuggire vuol dire rinunciare alla chiamata della vita.

Epifania della croce

Penso a quello che ha provato la folla dopo lo spettacolo-visione, se ne se ne ritornano battendosi il petto. No, non è stato Dio ad inventare la croce, l’uomo contro l’uomo, strumento di tortura, destinatari i malfattori, lui, disonorato, nudo, sanguina, grida, è appeso il Figlio benedetto di Dio. Egli si consegna, in quella follia di amore che noi mai comprenderemo, perché è logica divina. Perchè questa sofferenza? Perché tutto questo dolore? Perché la croce? “Per essere con me e come me. Perché io possa essere con lui e come lui. Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, deve all’uomo che è in croce” (E. R.). 

Guardando a lui, si può passare dalla contemplazione al pentimento e alla conversione, che è sempre un ritorno sulle sue tracce, e l’ultima parola è che Dio lo risuscita, rimuove la pietra del sepolcro, perché “sia chiaro che un amore così non può andare perduto, e che chi vive come lui ha vissuto ha in dono la sua vita indistruttibile”. (E. R.).

Domande:

•  Il momento della prova è duro, ci facciamo compagni di viaggio di chi soffre? • Come porto la mia croce?

Impegno: CONTEMPLARE LA CROCE

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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