IL SEGNO DI RICONOSCIMENTO

IL SEGNO DI RICONOSCIMENTO

IL SEGNO DI RICONOSCIMENTO 1000 669 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 15 Maggio 2022 V Pasqua (Gv 13,31-33a. 34-35)

Chi ama non esce mai di scena, siamo tutti qui, sangue della stessa vena. (FRANCO ARMINIO)

Come si fa ad amare? L’amore è il comandamento nuovo di Gesù, il testamento che egli ha lasciato ai suoi discepoli e alle sue discepole di tutti i tempi, il segno di riconoscimento e il legame con lui, un vincolo di comunione che nell’amore vicendevole lo rende presente. Egli è vivo dove regna l’amore, perché è il Vivente e il Veniente che dimora con la sua presenza.

Uno dei nomi di Dio è Amore

Siamo nel cenacolo, e Gesù compie gesti inauditi, lava i piedi dei discepoli, si mette nello stile del servizio, chinandosi, è il gesto dello schiavo. Egli non evita nemmeno Giuda che poi lo tradirà, si offre anche a lui, si dona a Pietro e a tutti i discepoli che da lì in avanti nel momento della passione diranno di non conoscerlo. L’amore di Gesù non si può spiegare, si vive, e l’Eucaristia rimane il segno per immergersi nel suo mistero e nella sua gloria, incarnazione dell’amore di Dio, anticipo della morte in croce e risurrezione. In quel gesto, Gesù tocca i suoi discepoli nella loro vulnerabilità che è anche la nostra. 

Accettiamo di essere amati da lui? Accogliamo dentro la nostra vita l’abbassarsi di Dio per sperimentare la sua potenza liberatrice? 

Le prime comunità cristiane

I primi cristiani erano riconosciuti da un segno importante, essere per gli altri, vivevano la dinamica del dono, della reciprocità, un decentramento nella quale il centro è l’altro. Una comunità in movimento, di cui fondante è stata l’esperienza di comunione, di mettere insieme ogni cosa tanto da farli chiamare cristiani dagli altri, non una etichetta ma la firma di essere veri seguaci del Nazareno. Essi erano diventati  agapetoiamati, che è uno dei nomi con cui essi venivano chiamati. Oggi siamo lontani non da un ideale o da qualcosa di teorico, ma da una prassi esistenziale, sostituita da un modo di vivere autoreferenziale, accomodante e superficiale, accontentandosi di andare a Messa, di fare qualche preghiera, compiere un’opera buona, frequentare ogni tanto la parrocchia, per sentirci di essere a posto con Dio, mantenere un certo potere o equilibrio senza scossoni che possano minare la stabilità: “Se Gesù è maestro, lo è soprattutto nell’arte dell’amare. Il cristiano, non si distingue perché prega; non si distingue perché fa miracoli; non si distingue perché ha una sapienza raffinata no, si distingue perché ama, ama come Gesù” (E. B.). No, non è così che stanno le cose. I primi cristiani erano un cuore solo e un’anima solaincarnazione del Dio vivente, non una setta, un cerchio chiuso o magico. Essi facevano esperienza, pur nei limiti umani, della solidarietà, del perdono, dell’accoglienza, della fraternità, perché l’amore di Gesù Cristo regnava nei cuori, nelle azioni, nei sentimenti e nei pensieri. 

Il testamento più grande

Gesù non ha lasciato libri scritti ma ha raccontato la tenerezza del Padre; Gesù ha amato Giuda che lo ha tradito, ha amato Pietro che lo ha rinnegato; ha amato Maria di Magdala, la donna dai sette demoni; ha amato e salvato Zaccheo. Gesù ha lasciato l’eredità dell’amore ai suoi e alla chiesa; non ha scritto progetti pastorali o dettato dogmi, l’unico testamento spirituale è l’amore, chiedendo ai suoi di amare come lui ha amato: “Se amiamo, lo facciamo per lo più secondo i criteri della partita doppia: non ammettiamo mai che i conti dell’amore siano in rosso! Amiamo con la subdola speranza di essere ripagati, diamo con l’intenzione più o meno manifesta di ricevere almeno altrettanto. La chiamiamo educazione o rispetto. Abbiamo fatto della reciprocità un valore culturale, ma certamente non è il modo in cui Cristo ci chiede di amare” (G. P.). Gesù dice di amare come lui ha amato, è una provocazione terribile, attuale anche oggi.

Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, solo Dio basta (Santa Teresa d’Avila)

Domande:

• È possibile ancora oggi vivere l’ideale evangelico dell’amore? • Quale è il tratto distintivo del cristiano? 

Impegno: DO’ GLORIA A DIO AMANDO

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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