A TESTA ALTA PUGLISI EROE SOLITARIO 

A TESTA ALTA PUGLISI EROE SOLITARIO 

A TESTA ALTA PUGLISI EROE SOLITARIO  1031 1600 Vincenzo Leonardo Manuli

“Gli eroi sono quelli che fanno bene il loro mestiere”, scrive Alessandro D’Avenia. Don Puglisi eroe? Quando sono andato a Brancaccio mi ha colpito il murales sulla facciata degli appartamenti dove risiedeva don Puglisi, lo sguardo, il sorriso, la visione. Un uomo solo, ripete la Stancanelli, di cui “solo la mafia aveva capito chi era”, uno deciso, non latte e miele, cortese, chiaro e trasparente.

Ho letto diversi libri sul beato Padre Pino Puglisi, e ne leggerò altri, mi piace approfondire, vedere sfumature, interpretazioni, dettagli, prospettive, ogni Autore mostra dettagli, particolari, un differente punto di vista. Quello che vi sto per presentare è un altro dei tanti testi sul martire, mi ha incuriosito il titolo, A testa alta, Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe solitario

Il titolo è importante, come la copertina, la lunghezza delle pagine, la carta, l’Autore. Tanti fattori concorrono, anche la trama che si è deciso di sviluppare. L’Autore è Bianca Stancanelli, siciliana, giornalista, e mi piace il suo modo di scrivere, critico, senza sdolcinature, naturale, interrogante e pungente.

Il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia, faceva paura ai mafiosi; a ordinare l’assassinio era stato il clan locale, i fratelli Graviano, e la mano omicida fu quella di Salvatore Grigoli, esperto nel grilletto e nell’eseguire gli ordini dalla mafia. Solo tre anni era stato parroco a Brancaccio, dal 1990 al 1993, e la gente aveva visto luce, coraggio, riscatto, libertà, franchezza, vangelo, testimonianza, ma per “la mafia era duro da digerire, anche per la Chiesa”, per questo era stato lasciato solo. Egli aveva capito che il primo compito era lavorare sull’umano e poi evangelizzare, non basta vedere anime, ma anche corpi, e tanti sbagliano quando pensano il contrario, non per una questione di gerarchia, ma prima di tutti viene l’uomo, nella sua storia, nella sua cultura, nel suo ambiente formativo ed educativo.

Centocinquantanove pagine, non ci sono fotografie, ma quando leggi puoi immaginare, pensare a questo eroe di cartapesta, l’Autore ha raccolto testimonianze, descrive il contesto sociale, intrecci, di un parrino che non accettava compromessi, che si preoccupava dei bambini, degli ultimi, dei più poveri, che invitava al dialogo e non amava i politici e le passerelle, un prete che ride spesso, che ama Gesù.

A trent’anni dalla sua morte, 1993-2023, mi auguro che Puglisi sia ricordato e celebrato perché ha camminato a testa alta, nella immensa solitudine  di un uomo di fede, coraggioso, testimone ai nostri giorni della bellezza di una vita vissuta alla luce del sole, non è stato un prete antimafia, ma un prete per l’uomo e per Gesù Cristo.

Sinceramente, vorrei avere la fede di Puglisi.

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