DIO È  MORTO! NO, DIO NON STA MORENDO (2)

DIO È  MORTO! NO, DIO NON STA MORENDO (2)

DIO È  MORTO! NO, DIO NON STA MORENDO (2) 1172 1055 Vincenzo Leonardo Manuli

Più di un secolo fa il filosofo Nietzche, profetizzava “la morte di Dio”, addirittura affermava di “averlo ucciso lui”, ma già prima era stato “il secolo dei lumi” e le diverse conquiste tecnologiche, correnti scientifiche e filosofiche atee, più che ucciderlo ne mettevano in discussione l’idea di Dio e la sua esistenza stessa. Mi fa venire in mente un film, “Dio non è morto” (https://www.youtube.com/watch?v=lid-7GpYgSk), un invito a interrogassi sui valori della vita, della fede, della nostra ricerca dell’Assoluto.

Una recente indagine statistica (2022) in Italia sulle presenze ai riti religiosi, conferma il fenomeno del “crollo dei praticanti cattolici”: in Italia le chiese sono sempre più vuote. Messe, battesimi, matrimoni, registrano un crollo, oltre alla fuga dei giovani, le teste hanno sempre più i capelli grigi, ma lo svuotamento non ha più colori, riguarda ogni età. Il campione di studio su circa ventimila famiglie, prevede differenze tra il nord e il sud, quest’ultimo ha una tenuta migliore, ma non è una consolazione.

La Chiesa sta celebrando nelle diverse diocesi il Sinodo, di recente migliaia di giovani hanno partecipato alla Giornata mondiale della gioventù a Lisbona, alcuni funerali di noti personaggi celebrati in chiesa con un grande risalto mediatico, le aperture di papa Francesco verso i migranti, le attenzioni ai poveri, il dialogo sui diritti civili e sulla presenza delle donne, e altre questioni etiche, sembra non abbiano prodotto una inversione di tendenza: le chiese sono sempre più vuote.

Non bisogna dimenticare quanto pesano gli scandali, dalla pedofilia a quelli finanziari, dalla complicità con il potere alle tante defezioni interne alla chiesa che non condividono il magistero di papa Francesco.

Nell’indagine viene messo in evidenza che è presente il bisogno di religiosità, che si va in chiesa non per abitudine o per precetto, che la fede diviene una scelta consapevole, che c’è anche una libertà nel pluralismo religioso e culturale. 

Ci sono stati diversi commenti a questa indagine sulla vita quotidiana degli italiani, quella del sociologo Franco Garelli (http://www.settimananews.it/societa/italia-forte-ribasso-pratica-religiosa/) del 30 luglio 2023 e un articolo sul Corriere della sera di Marco Ventura (https://www.fondfranceschi.it/wp-content/uploads/2023/02/Chiese-deserte-ma-la-fede-e-piu-consapevole.pdf) dell’8 gennaio 2023.

Al di là dei dati statistici, che non vannisottovalutati, troviamo conferma di questa ricerca nelle nostre realtà locali, ma non si può valutare la fede e la religione sulla partecipazione alle funzioni religiose, anche se c’è un risveglio in alcune circostanze, ad esempio nella religiosità popolare e in qualche evento particolare, poi si ritorna al quotidiano, mancano percorsi, si preferiscono momenti emotivi e spettacolari.

Le valutazioni che possono farsi sono varie: penso alla qualità delle celebrazioni, alla qualità della fede vissuta e testimoniata, penso alla formazione del clero, dei religiosi e dei laici. Se da un lato c’è una ricchezza del feriale, quel ministero di compassione e quel servizio umile e nascosto; dall’altro, occorre non dimenticare un cambiamento culturale che non può più poggiare solo sull’eredità del passato, la tradizione è importante, come è importante e kairotico questo tempo, un tempo straniero che va conosciuto e con il quale bisogna dialogare; un tempo di lievito, di fede vissuta con autenticità e semplicità,  fa pensare a quel “piccolo gregge” che si fa prossimo alle istanze della vita e che ha attenzione ai piccoli dettagli.

Scrive un teologo: “Si svuotano le chiese, ci si sente assediati, si vanno a studiare strategie pastorali, sempre più complicate. Da ingenuo, penso che si lasci abbandonata, trascurata, in un angolo, la risorsa, la vera grande opportunità, quella che è apparsa nella storia, Gesù e il suo vangelo, lui, il racconto luminoso del volto di Dio e del volto dell’uomo come lo ha sognato Dio” (G. C.). Aggiungo nel confronto con una persona una sua riflessione sull’argomento: “Il mio punto di vista – del tutto personale sul perché vi è questo svuotamento – è che negli anni le chiese di comunità sono sempre meno “accoglienti”, quasi fossero prerogativa e accessibili solo ad alcuni escludendo tutti gli altri “non servili” o con punti di vista differenti e che la Chiesa, negli anni, abbia perso il contatto con la realtà e quindi quel suo narrare sembra “poco credibile” e/o troppo antico” (M. B.).

2 commenti
  • Sei stato molto delicato…

    Il mio punto di vista -del tutto personale sul perché vi è questo svuotamento- è che negli anni le chiese di comunità sono sempre meno “accoglienti”, quasi fossero prerogativa e accessibili solo ad alcuni escludendo tutti gli altri “non servili” o con punti di vista differenti e che la Chiesa, negli anni, abbia perso il contatto con la realtà e quindi quel suo narrare sembra “poco credibile” e/o troppo antico.

  • La mia impressione è che i sacerdoti sono impegnati nelle messe nelle feste nelle cose “pagane” spacciate per sacre e non prestano attenzione alle persone e al dolore per dare un po’ di ristoro

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