LUPARA ROSA. MARIA CHINDAMO UNA MORTE BRUCIANTE

LUPARA ROSA. MARIA CHINDAMO UNA MORTE BRUCIANTE

LUPARA ROSA. MARIA CHINDAMO UNA MORTE BRUCIANTE 1179 1643 Vincenzo Leonardo Manuli

Chi è Maria Chindamo? Una donna, una imprenditrice, una madre, una sorella, soprattutto una donna libera, affrancata dalla mentalità mafiosa, che ha avuto il coraggio di ribellarsi alla prepotenza mafiosa ed è stata uccisa. Una di noi. Non sto qui a raccontare i particolari dell’omicidio – secondo i pentiti -, ma emerge dalle carte delle indagini una verità orribile. Forse si è arrivati a un punto di svolta, la verità una volta per tutte, dalla scomparsa del 6 maggio 2016, si sono fatte tante ipotesi, grazie alla lotta e all’ultima inchiesta del procuratore di Catanzaro del dott. Nicola Gratteri. 

La vicenda di Maria Chindamo originaria di Laureana di Borrello, sta schiudendo una verità tremenda, e secondo le dichiarazioni di un pentito, il corpo, “è stato triturato da un trattore e poi dato in pasto ai maiali”. Sempre secondo le dichiarazioni di un pentito, ella, avrebbe rifiutato di cedere appezzamenti di terreni di sua proprietà ad esponenti del clan di ‘ndrangheta dei Mancuso nel territorio del vibonese.

Da più di sette anni si era persa ogni traccia, tanti sono stati i ventagli delle ipotesi, i familiari non hanno smesso mai di pretendere la verità su Maria, e purtroppo, siamo davanti al triste epilogo, il dato certo è che sia stata vittima di “lupara rosa”. 

Una riflessione su questo cruento omicidio, per interesse, potere, avidità, interroga, scuote la società. Si è di fronte a qualcosa di indecifrabile: fino a che punto si è disposti ad arrivare per avere il controllo sul territorio, sulle persone e sulle coscienze? È solo una questione di potere oppure sulla sfondo si tratta di un omicidio commissionato per altri motivi? La ‘ndrangheta è la mafia più spietata, per mezzi, armi, denaro, droga, influenze politiche, regole rigide e riti che ne fanno l’organizzazione criminale più temibile, il cui punto di forza è il clan familiare, che opera e domina sul territorio, con alleanze, complicità, silenzi, connivenze.

Questa volta è vittima una donna, un’altra donna. Ci sono donne vittime, che accettano di essere anello di trasmissione di legami mafiosi, sostituiscono i mariti, fanno la parte del boss; ci sono donne che si ribellano, Maria è una di queste, non cede alle minacce, una donna alternativa in Calabria, imprenditrice, professionista, giovane, che ha trovato di fronte a sé quanto di più disumano può esistere sulla faccia della terra.

I familiari non si sono mai rassegnati e non si rassegnano, per avere chiarezza, verità, soprattutto di sapere cosa ci sia dietro a questo tremendo omicidio, ma lo chiede anche la società civile, quella che si ribella a questo potere narcotizzante e mortifero, di non voler vivere una vita non all’ombra della paura e delle minacce. Però ci sono molti punti oscuri di questa vicenda. Come mai sono passati sette  anni prima di attendere una rivelazione della sua fine? Perché le ricerche non sono state così tempestive per consentire di rintracciarla? Chi l’ha vista quel giorno nella sua azienda perché non fornisce indizi su quanto è avvenuto nelle ultime ore della sua scomparsa? Sono tante le vittime di ‘ndrangheta che ancora non hanno avuto una soluzione, forse per pigrizia, per omertà, sicuramente per la connivenza e la paura di tanti testimoni, e probabilmente perché ancora una volta il caso da risolvere farà emergere verità scottanti.

Ecco la lettera al Sindaco di San Procopio, una proposta per fare memoria di Maria Chindamo.

Al Sig. Sindaco

Avv. Francesco Posterino

San Procopio (Rc)

San Procopio, 08.09.2023 

Natività della Beata Vergine Maria

   Vorrei proporre alla sua attenzione e all’attenzione della giunta comunale un desiderio, quello di dedicare la piccola villetta e il parco giochi per i più piccoli, – situata tra il municipio e la parrocchia di San Procopio -, ad una nostra conterranea, Maria Chindamo, vittima della ‘ndrangheta. Alla proposta si aggiunge la pitturazione della panchina con il colore rosso, segno sensibile contro ogni femminicidio e violenza sulle donne.

   In questi ultimi anni questo piccolo paese di San Procopio sta facendo dei graduali passi significativi, e penso che questo sia un gesto molto bello e forte per sensibilizzare la comunità, sotto il profilo culturale e sociale, in virtù anche del fatto che la giunta comunale ha una presenza femminile.

   Spero che questa proposta possa essere favorevolmente accolta. 

Troverà lei assieme ai suoi collaboratori tempi e modi per organizzare l’evento con la celebrazione di una giornata per la circostanza, invitando anche i familiari della Chindamo. 

   Sono a sua disposizione per ogni chiarimento, ritengo importante il ruolo della donna, nella famiglia, nella società, nella chiesa, nella politica, soprattutto in Calabria, e occorre offrire dei segni forti e di rispetto e di difesa verso la donna, anche di testimonianza religiosa a testimonianza dell’intenso amore che il popolo devoto ha nei confronti della Madonna la Madre di Dio.

   Le rivolgo i più cordiali saluti e gli auguri di buon lavoro.

Il Parroco         

Sac. Vincenzo Leonardo Manuli

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