TI PRESENTO DON PEPPE DIANA. IL MIO NUOVO LIBRO

TI PRESENTO DON PEPPE DIANA. IL MIO NUOVO LIBRO

TI PRESENTO DON PEPPE DIANA. IL MIO NUOVO LIBRO 1046 1600 Vincenzo Leonardo Manuli

Chiudi gli occhi e immagina, un mondo dove non c’è più prepotenza e arroganza, un mondo in cui regnano la giustizia e il rispetto per il prossimo, un mondo dove la pace non è uno slogan, un mondo dove regna la bellezza nella fraternità e nella sororità, in cui stupore e meraviglia riempiono i giorni della vita. Utopia! Invece assistiamo a lotte per un pezzo di terra, dove si vende la droga per uccidere l’altro, un mondo in cui conta l’apparenza e si cerca il consenso, un mondo in cui vince la complicità, un mondo dove si tende la mano solo per farsi fare una foto e in cui i poveri sono strumentalizzati per apparire come “buoni samaritani”. Un realismo critico, è necessario dove è possibile continuare ad emozionarci, perché ci sono gesti rari, che aiutano a ricominciare e a sperare

Perché scrivere un altro libro su don Diana? Cosa aggiungere di più? Cosa mi ha colpito di don Diana? 

Per me scrivere è liberazione, mi sento anche un pò sovversivo, non mi possono censurare, posso esprimere il mio personale punto di vista, gettare un seme e offrire un contributo. È una forma di profezia, di democrazia, tuttavia io scrivo per imparare, per capire, per guardare in faccia la realtà, come don Peppe. Il libro è un percorso di sette capitoli, una serie di fotogrammi sulla dura realtà della mafia, la camorra, per svegliare le coscienze. Don Peppe, ha saputo guardare in faccia la vita, attentamente, capirla fino in fondo, amarla e scegliere da che parte stare, è stato un prete autentico e non uno dei tanti don Abbondio.

La sua vita è stata una profezia, ed io scrivendo e raccontando la sua esperienza, è stato un modo per incontrarlo, di imparare a seguirne gli esempi. Per amore del mio popolo non tacerò, un grido forte, non un documento di carta, un urto, in mezzo a tanta sordità e complicità, tra coscienze addormentate e connivenze. Penso a quei cerchi magici e circoli chiusi, un mondo sotterraneo e diabolico dove si perverte la vita, Don Peppe ha fatto una scelta precisa contro le tenebre. Per me scrivere è gridare, non ci guadagno nulla, non ho ritorni economici, ma se non scrivo, vengo meno alla chiamata, non religiosa, ma la chiamata alla vita, all’umanità. È triste la fine di questo testimone, ucciso tragicamente, ma qualcuno ha scritto che “i tramonti sono la prova che anche una fine può essere bella”. La voce di don Peppe risuona in tutti quelli che hanno preso esempio del suo coraggio. Ammiro questo suo esporsi, l’imprudenza, la profezia della parola, quella di Dio, e il richiamo al compito che ognuno di noi ha e deve incarnare nella sua esistenza, senza pusillanimità e vigliaccherie, ricordando le parole di don Luigi Verdi, “Dio non ci vuole eroi che riescono in tutto, ma pienamente umani”.

All’inizio ho voluto scrivere un mondo utopico, a volte c’è, perché non possono vincere in modo definitivo l’arroganza,  la prepotenza, l’ingiustizia. Scriveva il mistico indiano Tagore, “la terra insultata offre fiori in risposta”. Questa è stata la vita di don Diana, e i prepotenti, i criminali, non sono riusciti a spezzare la vita limpida di un uomo donato a Cristo e agli uomini. La vita spezza ognuno di noi, ma ci sono punti in cui dove si è spezzati si diventa più forti.

Il mio augurio è che nel contributo modesto del mio lavoro, edito nel 2024 dalla casa editrice Pellegrini di CosenzaMi chiamo don Peppe Diana, un prete fatto popolo (pp. 130), possa presentare questa nobile e attuale figura di un testimone credibile, uomo, prete, cittadino, innamorato della vita e della parola, coraggioso nello schierarsi per la verità, contro la mentalità mafiosa, un uomo libero, profeta, segno dei tempi. Un grazie a don Peppe per avermi offerto un seme che sopravvive nella memoria di chi l’ha incontrato.

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