UNA MITE VIOLENZA – DOMENICA 3 MARZO

UNA MITE VIOLENZA – DOMENICA 3 MARZO

UNA MITE VIOLENZA – DOMENICA 3 MARZO 1448 1600 Vincenzo Leonardo Manuli

A me questa pagina del vangelo mi ha fatto sempre riflettere, in una chiesa che frequentavo da ragazzo nell’arco della navata centrale è riportata la frase di Isaia, la mia casa è casa di preghiera. Non vorrei cadere nel moralismo e mi interrogo: i luoghi di culto sono luoghi di preghiera? A volte non si fa esperienza di prepotenza e arroganza? L’esercizio della carità e del servizio sono solo slogan? Dove è andata a finire la testimonianza cristiana?

La liturgia ci porta dal deserto al monte della trasfigurazione e si passa per il Tempio, luogo per eccellenza di preghiera e di culto, il cuore della fede d’Israele. Qui Gesù compie un’azione simbolica e profetica, rovescia i banchi dei mercanti con una sferza di cordicelle, caccia i venditori ammonendo che la casa di Dio è stata trasformata in un luogo di commercio invece di essere un luogo di preghiera. Gesù spazza via la religiosità del do ut des, ma siamo persuasi (sic!) che nei nostri Templi ancora si è fermi ad un rapporto con Dio fatto di riti e di baratti vissuti per placare la propria coscienza e l’eventuale castigo di Dio, incrostati nell’idea di una religione fatta di riti e meccanica senza risvolti nella vita.

Il gesto di Gesù al Tempio è ricco di interpretazioni, egli svolge un’azione con cui non solo purifica il Tempio, egli parla di un altro Tempio, è il suo Corpo che sta per essere glorificato. Non comprendono le autorità religiose e gli astanti quello che fa Gesù, il suo gesto è visto piuttosto come l’azione sovversiva di un rivoluzionario, un fanatico, la follia di un esuberante in ebollizione, di uno che vuole mettersi in mostra, un esaltato che addirittura si permette di disturbare chi vendeva ed acquistava e di chi si recava per offrire sacrifici e pregare. Gesù ha fatto un sacrilegio? Come possiamo interpretare questo eccessivo zelo per la Casa del Padre suoL’azione di Gesù è molto più profonda, non solo scaccia i mercanti, non solo purifica il Tempio, non solo profetizza la distruzione dello stesso, ma quello che i suoi contemporanei non hanno compreso noi oggi abbiamo capito cosa ha fatto Gesù?

Una violenza incontrollata? Un momento di esclusivo folklore per attrarre più simpatizzanti?

Immaginiamo la scena, un ciclone violento che si abbatte nell’abitudine e nella ritualità dello scorrere dei giorni disturbati da questo sedicente profeta. Il segno però è accompagnato dalla parola, il rimprovero è verso chi aveva inquinato la relazione con Dio, considerando il luogo come un mercato, un rimprovero contro chi faceva credere e dava per intendere che Dio è un oggetto, facendo della fede religiosa una ideologia. 

Cosa avveniva nel Tempio? Come veniva abitato? Come veniva usato?

Oltre il Tempiol’ardore e la passione di Gesù che con mite violenza spazza i mercanti e contesta le autorità religiose, questo è un attacco al complesso sistema di potere che controllava tutto l’apparato istituzionale che governava la gestione del luogo sacro. Il Tempio aveva cessato la sua funzione, non era più uno strumento per vivere secondo Dio, ma era diventato un sistema economico e di potere, che poco aveva a che fare con l’autentica fede, quindi il culto andava liberato, andava riportato all’autentico dono di se stessi e del proprio corpo.

Lo Spirito Santo vuole rinnovarci, per «incendiare le nostre abitudini» (M. Gualtieri), scrive don Luigi Verdi che il protagonista della vita cristiana vuole “appiccare un fuoco a tutto quel che sporca e disonora la sua casa, il sacro che ci abita e ci circonda. E noi altro non siamo che le scintille di quel fuoco, anche noi capaci di rompere il ghiaccio dell’indifferenza, di spezzare il gelo delle violenze, di sciogliere i lacci che annodano e soffocano”.

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