La forza del tralcio è la vite

La forza del tralcio è la vite

La forza del tralcio è la vite 1170 797 Vincenzo Leonardo Manuli

V Domenica di Pasqua

Domenica 2 maggio 2021 (Gv 15,1-8)

In queste ultime domeniche di Pasqua, l’evangelista Giovanni ci regala belle e profonde immagini su Cristo, sulla fede, sulla vita spirituale, sulla testimonianza dei discepoli e dei credenti. Sono immagini di una forza potente prese sempre dal contesto pastorale e agricolo dove Gesù predicava. Quella della vite e dei tralci esprime l’amore di Gesù verso i discepoli e tra i discepoli stessi, una comunione bella, confortante, di unità nella diversità. La linfa, l’energia, l’amore, la vita di grazia, sta proprio nel “rimanere” attaccati alla vite, nel perseverare in questo amore. È naturale, un tralcio non può produrre frutto da se stesso, e un tralcio senza frutto è destinato ad essere tagliato, è condannato alla morte, la necessaria potatura. La forza dei tralci è la vite, ben curati dall’agricoltore, che rende manifesta quella comunione e comunitànecessaria per fare della chiesa una casa

Relazioni

Il legame fondante e vitale è tra la vite e i tralci, tra la vite e l’agricoltore. Senza legami, senza relazioni vere e sincere, la vita diventa più difficile, e laddove prevale la cattiveria, la menzogna, le calunnie, diventa tutto invivibile. Spesso la relazione con Gesù è sostituita dalla ricerca delle proprie ambizioni, anzi, non si cerca Gesù se non per passare sopra di lui per il proprio egoLa malattia del tralcio è io, io, io, io, … La vite e i tralci è una immagine della comunità, ripeto, la forza è il legame tra la vite e i tralci, ma quando pensiamo ai litigi e alle divisioni, il tralcio è destinato a morire, anche gli altri tralci, perché tutto si ripercuote sugli altri, come quando c’è una lotta per la sopravvivenza e per il potere, un mors tua vita mea; quando nelle relazioni prevalgono i tradimenti, le accuse. Il destino inesorabile del tralcio che non porta nessun frutto è segnato, deve essere reciso, ma a farlo deve essere solo l’agricoltore, spetta solo a Dio, non prendiamoci autorità che non ci competono. È nel rimanere attaccati alla vite e ai tralci che si gioca il discepolato, starecon libertà e responsabilità, stare non per forza o per obbligo, ma con la giusta consapevolezza che il mio posto è quello che Dio ha voluto e ha scelto per la comunità.

Perseveranza

La fede in Cristo è relazione, con lui, con la comunità dei credenti, con la chiesa, con la vite stessa, che senza di lui si secca, una perseveranza nella prova, nella sofferenza. La fede è incontro personale, ma spesso prevalgono dogmi, precetti, dove non c’è un vero desidero di conoscere Cristo, se non per tradizione e costume sociale, quasi per obbligo. Penso ai sacramenti, alle cresime alle prime comunioni, ai matrimoni celebrati, si fanno tanto per fare, ma non c’è un vero incontro con la fede cristiana e con la chiesa, con la propria comunità. Se si vuole rimanere innestati alla vite, se si vuole rimanere legati agli altri tralci, occorre condivisione, solidarietà, amicizia, non sono concetti astratti, senza la perseveranza nella comunione, io, te e noi, senza questa abitazione, si separa e si scinde il rapporto con lui e fra di noi.

Testimonianza

Quale è il motivo per cui siamo cristiani? Lo conosciamo Cristo? Approfondiamo la vita spirituale? Ci lasciamo innestare come tralci alla vera vite? La testimonianza, in una società liquida come la definiva il sociologo Bauman, indifferente, superficiale viene sempre meno perché non viviamo il Vangelo e si è presi delle cose della terra. Come ci amiamo e ci aiutiamo tra noi? La fecondità di noi tralci nasce dalla qualità dei nostri rapporti, di quanto siamo uniti fra di noi e alla vite. È questa testimonianza che sconvolge, sorprende e fa cambiare anche l’immagine della chiesa, rattrappita, consumata dai nostri peccati, dalla nostre infedeltà. Bisogna riscoprire la bellezza della vite e dei tralci, lasciarsi curare dall’agricoltore, come Adamo veniva plasmato da Dio. 

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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