Squarci riflessivi tra rassegnazione e speranza per non disturbare il quieto vivere (1)

Squarci riflessivi tra rassegnazione e speranza per non disturbare il quieto vivere (1)

Squarci riflessivi tra rassegnazione e speranza per non disturbare il quieto vivere (1) 1024 768 Vincenzo Leonardo Manuli

Inizia il tempo delle prenotazioni per una vacanza, fermo restando il passepartout vaccinale o i consueti tamponi anticovid, e il turista o il forestiero o il visitatore, programmano viaggi e pellegrinaggi, con l’augurio di essere accolti in ogni residenza turistica con affetto e riconoscimento, dove a volte risuonano in alcuni luoghi degli slogan tipo con un classico benvenuto: È un paese “particolare!”. Questa è una frase lapidaria e criptica che un po’ fa preoccupare, nasconde tra misteri e scoperteavventure e inedite sorprese in cui è celato qualcosa di arcano. Che significa “particolare”? Dice tutto e dice niente, può essere positivo oppure negativo. Vediamo e ci addentriamo.

Chi ha un bagaglio di esperienza e di vita, di incontri e relazioni intrecciate, insomma ha un minimo di contatto con diversi luoghi, il ritrovarsi per scelta o per destino, per interesse o per avventura pone delle questioni cruciali. Si tratti di luoghi di mare, di montagna o di collina oppure di pianura, l’importante è fermarsi per un momento di riposo, di condividere la vita della gente del luogo, sorseggiare un buon vino e gustare con calma i prodotti tipici, di fare un’esperienza attenzionata e immersa nella quotidianità. Il tempo è un grande maestro, bisogna starci a lungo e con pazienza, e forse dopo un periodo di prova in cui si scruta e si è scrutati, si può dire e senza emettere sentenze, che tra le emergenze la priorità diviene una questione sociale che si traduce in un problema educativo e culturale, non dissociato da quello etico. Il compito non è facile, non occorre un esercito, ma una buona équipe di docenti, di catechisti, di pastori e amministratori e di appassionati volontari, in sintonia (sic!), cioè di poche persone disposte al sacrificio per il bene dell’anima e per la salute della vita. Il progetto è molto rischioso richiede gradualità, idealisti, uomini e donne disposti al sacrificio, soprattutto se non si trova una intesa tra i residenti e la concordia con ogni istituzione presente sul territorio, a partire dalle forze culturali a quelle associative, tenendo presente che è necessario capire la nascita di queste, le motivazioni dell’impegno, spesso negligenti in una programmazione, che dovrebbero invece gettarsi in un campo di ricerca inesplorato volto ad individuare i punti deboli e i punti di forza. 

Il turista o visitatore, gioca un po’ da etnologoantropologo, sociologo, è poliedrico, assume diversi volti in cui studia, osserva, annota, parla, sta in silenzio, riflette, usa gli strumenti a lui più congeniali, gode l’aria paesana, e nello scorrere dei giorni scopre un filo d’oro che regola le trame, tra un caffè e un bicchiere d’acqua, dove analizza relazioni superficiali e rapporti spesso “arcaici”, in cui predomina un chiacchiereccio tale da spellare gli altri. Tra lo studio e il riposo, si intrattiene leggendo i fumetti per distrarsi e immergendosi nella cronaca paesana, scopre una certa conflittualità, di invidie e litigi per interessi personali e spartizioni ereditarie, dove si manifesta infatti nelle relazioni intime e parentali. Ogni tanto pecca anche lui di orecchio, ascolta con pazienza i racconti, forse un po’ sofferti, dove predomina una certa paura figlia di un certo fatalismo, frutto di superstizioni, in cui tutti hanno ragione e nessuno ha torto. L’idea che ci si potrebbe fare è la presenza di un tessuto sociale molto sfilacciato, anzi, si domanda dov’è il nocciolo duro su cui far leva per far camminare la comunità. 

Se ognuno fa quello che vuole, il rischio è di una composizione sociale monadica, basta una escursione sul territorio e osservare i piccoli gesti quotidiani, al punto che pongono la domanda sulla questione del senso civico e della legalità, argomenti vecchi e mai fuori moda, attuali più che mai. Di capelli grigi in giro è pieno, basta trovarsi nel punto di ritrovo, per domandarsi: I giovani? I ragazzi e le ragazze? Studiano, sono a scuola o sono in Dad (didattica a distanza) lavorano, sono emigrati alla ricerca di migliore fortuna. Pesa sui rimanenti una pesante eredità, e dai discorsi emerge la nenia che non cambierà mai nulla, non per mancanza di speranza, non perché si è rassegnati, ma perché non ci sono le basi solide e le fondamenta sulla quale poter costruire, per l’assenza di luoghi di riflessione, di confronto, di progettazione per il futuro, lasciando che tutto scorra.

Non ci si può soffermare in maniera sentimentale al fatto che ci sono tradizioni culinarieriti antichiusi e costumi da rispettare, tipo “questo paese è stato fondato ..”, “qui si produce ..”, quando poi si continua a rimanere arroccati a mentalità chiuse e divisioni radicaliautoreferenzialità esasperate dove regna l’individualismo con uno schiacciante pregiudizio personale e sociale, quasi fosse una bandiera da sventolare con gratificazione. 

(continua)

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