TABERNACOLI SULLA TERRA

TABERNACOLI SULLA TERRA

TABERNACOLI SULLA TERRA 719 654 Vincenzo Leonardo Manuli

Domenica 29 Maggio 2022 Ascensione del Signore (Lc 24,46-53)

Non esiste fede vera senza dubbi. I dubbi sono come i poveri, li avremo sempre con noi.

ERMES RONCHI

Un bilancio deficitario quello di Gesù, prima di congedarsi, di salire al Cielo, nella gloria di Dio, si ritrova con un manipolo di uomini, titubanti, dubbiosi, così doveva essere il clima quella sera nel cenacolo allorquando i discepoli intuirono che il cammino del Maestro si avviava verso un tragico fallimento: “Gesù affida il mondo sognato alla fragilità degli Undici, e non all’intelligenza di primi della classe; affida la verità ai dubitanti, chiama i claudicanti ad andare fino agli estremi della terra, ha fede in noi che non abbiamo fede salda in lui” (E.R.). 

La festa dell’Assunzione di Gesù, prosegue l’itinerario pasquale, compimento dell’incarnazione che conclude una tappa di rivelazione e apre a un tempo altrettanto importante e significativo, perché dona l’amore che allarga gli orizzonti dei discepoli. Il Risorto invia in missione i discepoli nell’invito a guardare non solo all’aldiquà, con l’avvertimento a non sotterrare la presenza ordinaria di Gesù di cui i discepoli hanno fatto l’esperienza nella storia e che ormai bisogna cercarlo non nella fisicità della sua persona ma nell’Eucaristia e nella comunità cristiana. La missione implica una nuovarelazione con Gesù, che è spirituale, e che non risparmierà ai suoi inviati tribolazioni e persecuzioni, è un’amicizia nuova, che conta sulla totale e incondizionata presenza dello Spirito Santo.

L’Assunzione, così apre la missione universale della chiesa, un inizio graduale della prima comunità che a partire dalla croce, matura nella meditazione dell’evento fondante della chiesa, la Pasqua e che attraversa nella certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù.

Come mai, nonostante il persistere di questa poca fede, Gesù invia proprio loro in una missione senza confini? Dovunque andranno, in tutte le terre e in tutte le culture, i discepoli di Gesù dovranno annunciare la buona notizia che è il Vangelodi Gesù, “meglio quei cristiani dubbiosi, magari come gli Undici, che tentano semplicemente e umilmente ogni giorno di essere cristiani dove si trovano, vivendo il Vangelo e amando Gesù Cristo al di sopra di tutto e di tutti. È di questi cristiani e cristiane che abbiamo bisogno, di discepoli e discepole, non di militanti!” (E. R.)

Gesù, salito al cielo, non abbandona i suoi discepoli e le sue discepole, matura in essi e in ogni cristiano la pratica dell’amore ricevuto, “non lascia noi poveri uomini e donne a dare al mondo segni che egli è risorto e vivente, ma lavora insieme a noi e conferma la nostra povera parola con la Parola potente del Vangelo e con i segni del suo operare” (E. R.), e giorno dopo giorno la vita inizia a dilatarsi per coinvolgere ancora altri, in un’esperienza non di reciprocità bensì di circolarità”.

Siamo viandanti che camminano nella notte, siamo sentinelle che scrutano l’aurora, siamo veglianti e vigilanti in attesa dello Sposo. Siamo la lanterna della vita e della fede, e ogni giorno è un passo verso il Cielo. Siamo l’impossibile che diventa possibile, perché l’odio possa trasformarsi in amore, il buio in luce, la guerra in pace, la tristezza in gioia, il pianto in sorriso. Siamo tutte le cose, siamo i colori dell’arcobaleno.

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