ALLA SALUTE!

ALLA SALUTE!

ALLA SALUTE! 1620 680 Vincenzo Leonardo Manuli

Ci sono tanti modi per parlare della Calabria, come in ogni realtà, gli aspetti positivi e gli aspetti negativi si intrecciano, tuttavia, in una regione come la nostra, quelli negativi sono più amplificati. Infrastrutture, viabilità, sanità, politica, criminalità, corruzione, messi di fronte al patrimonio culturale e naturale e alla bellezza del mare e di aree boschive, questi passano in secondo piano. La Calabria è tanto, è tutto, sovente è identificata con i numerosi pregiudizi, terra del sud, di emigrazione, una risorsa per l’Italia, perché chi va via, per costrizione, contribuirà poi allo sviluppo delle città in cui i calabresi lavoreranno, e faranno famiglia, risiedendo stabilmente, nostalgici dei legami con la terra di origine e con i parenti. Il mondo è andato sempre avanti così. 

Natura, danza, miti, cultura popolare, ‘ndrangheta, stereotipi, montagne, mare, immobilismo, e chi più ne ha più ne metta, anche la musica svolge il ruolo catartico per raccontare oltre i pregiudizi una terra che si immerge nel culto dionisiaco dei suoi miti. Va’ di moda oppure non è mai passata, la musica etnica, infatti nascono numerose band locali, adattando parole e canti ai tempi e alle culture del luogo. 

Di recente, l’artista e cantautore rapper Jovanotti, girando una videoclip Alla Salute (nuovo estratto da Meditarreno), registrato tra Scilla e Gerace, luoghi suggestivi e ricchi di storia, non solo ha voluto salutare con un brindisi e un augurio per segnare l’uscita da un periodo buio che tutti abbiamo attraversato, ma è stato anche testimonial di preziosi scrigni calabresi. In mezzo alle caratteristiche vie di questi borghi, molto conosciuti, in un incedere processionale pagano e colorato tra balli estivi e festivi, da’ vita all’esplosione danzante con elementi peculiari della cultura autoctona calabrese, con la barchetta danzante su quello specchio di mare che vide l’eroe Ulisse combattere contro i mostri Scilla Cariddi.  Jovanotti non è calabrese, è bastato poco per entusiasmare gli animi, restare stupito dei luoghi; peccato che gli stessi calabresi non valorizzino le tante e inesplorate risorse indigene, preoccupati del potere, dell’invidia e di strumentalizzare per fini personali circostanze e opportunità. 

Parlo più chiaro. Di recente, una notizia, uno scrittore, Fortunato Seminara, conosciuto soprattutto fuori dai confini calabresi, la cui fondazione è immobile nel valorizzare il patrimonio ereditato, le amministrazioni comunali si perdono nelle lotte di potere, nell’ignoranza scellerata di lasciar ammuffire libri e ricordi, perché anche qui in Calabria, vige la cancel culture.

Per ritornare all’esibizione di Jovanotti, spero abbiate colto il paragone, ci lasciamo al ritmo musicale che avanza in maniera coinvolgente, – come è lo stile di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti -, con il ballo dei “giganti”, molto amati dalla cultura popolare, che trascina e augura di lasciarsi alle spalle i tempi difficili. Qualche stereotipo è ormai superato e che il video riprende per dare un tocco di magia: l’uva pigiata con i piedi, le donne vestite con maniche medievali intorno al tavolo, sono cimeli del passato. Nella registrazione della videoclip, Jovanotti, è rimasto ammirato ed ha apprezzato la bellezza di questi luoghi, opportunità che gli ha permesso di raccontare un’altra Calabria; solo che dopo la danza sfrenata e alcolica, rimane l’indolenza calabrese verso quei nervi scoperti, per restituire una bellezza superiore che si integra alla dignità dei luoghi e delle persone.

Mi fa piacere che il passaggio di Jovanotti sia stato positivo, ma non cambierà nulla fino a quando amministratori, governatori, operatori culturali, – per intendersi quelli di casa nostra -, non la smetteranno di farsi la guerra fra di loro. Mi citerete il proverbio che Nessuno è profeta nella propria patria, ne so qualcosa, ma non possiamo sempre riferirci e accomodarci a questo aforisma. Il profeta deve svegliare la patria e i patrioti, indolenti, indifferenti e insensibili, ma sembra che la storia debba ripetersi senza interruzioni e sovversivi cambiamenti. 

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