“Buona sera. Pregate per me“. Aveva consapevolezza dell’alto compito di essere stato chiamato alla missione di Servo dei Servi , Vicario di Gesù Cristo in terra, il Successore di Pietro. Non ha mai smesso di chiedere di pregare per lui, e lo chiedeva a tutti. Negli ultimi anni si è speso per la pace, per la martoriata Ucraina, per la Striscia di Gaza e non solo. Papa Francesco si è spento lunedì dell’Angelo, 21 aprile 2025 alle ore 7.35, all’età di 88 anni, dopo dodici anni di pontificato. Gli ultimi mesi sono stati difficili per lui, le condizioni di salute, il ricovero al Gemelli, e le brevi comparse dopo le dimissioni dall’ospedale evidenziavano un volto affaticato e un corpo provato dalla malattia, e fino a ieri, ha voluto salutare il popolo radunato a Piazza san Pietro, un altro dei suoi gesti profetici.
Non è facile giudicare dodici anni di un intenso pontificato. Secondo gli esperti la sua è stata la “rivoluzione della tenerezza”. Secondo altri, contestato perché progressista, alcune sue scelte come l’apertura alle donne per un ruolo meno defilato nella Chiesa, sulla famiglia, ma fermo su alcuni principi ad esempio l’aborto. “Chi sono io per giudicare un gay?” ebbe a dire un giorno. E’ stato il papa della scomunica ai mafiosi, quando nell’unica visita in Calabria il 21 giugno 2014, parlando con chiarezza e senza compromessi disse che:“la ‘ndrangheta è adorazione del male e disprezzo del bene comune” e “i mafiosi sono scomunicati”.

Sarà ricordato il papa per l’Esortazione Apostolica, l’Evangelii gaudium,- testo fondante del suo magistero -, Amoris Laetitia, l’Enciclica Laudato si’, l’Enciclica Dilexit Nos, sull’amore divino del Sacro Cuore di Gesù, ed altri interventi magisteriali.
Un linguaggio semplice, pastorale, vicino ai poveri, agli emarginati, ai migranti, ai sofferenti, ai giovani, agli anziani. Ha spesso invitato la Chiesa e i pastori ad essere prossimi alla gente, ad allargare le vedute, desiderando pastori “con l’odore delle pecore”, di andare nelle periferie esistenziali, ad essere di esempio, perché si è solidali con le parole e con le posture. Qualcuno si aspettava qualcosa in più, il sacerdozio alle donne, le aperture alla comunità Lgbt, anche se alcuni interventi hanno non creato non poco clamore, ad esempio, quello della Congregazione per la Dottrina della fede riguardo la benedizione alle coppie omosessuali a cui sono seguiti dei chiarimenti.
Ha semplificato alcuni cerimoniali, il Papa dei gesti e dei fuori programma, ha cercato di svegliare e sferzare la Chiesa chiusa nei sui riti, nelle sacrestie, nelle sue strutture rigide, con una liturgia rubricista. Francesco ha condannato la pedofilia dei preti, tema molto scottante e scandaloso. Egli ha voluto non tanto apparire quanto mostrare la sua umanità, che anche il papa ha le sue debolezze, nel tentativo di uscire da sistemi elitari o principeschi. Papa Francesco ha dovuto lottare contro “sistemi di potere” all’interno della Chiesa, parlando di lobby gay, cambiando i collaboratori, senza mai dimenticare un pò di sano umorismo.

Devoto a Maria e a San Giuseppe, spesso si è recato a pregare nella cappella mariana Salus Populi Romani della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. E’ stato il papa delle immagine e della buona e sana comunicazione, intervenendo su diversi temi, come quello dell’Intelligenza Artificiale.
Le parole più usate del suo pontificato: misericordia, pace, speranza, i poveri, i migranti. Non ha avuto peli sulla lingua quando ha parlato del clericalismo, del carrierismo, delle chiacchiere e delle invidie all’interno della Chiesa, delle divisioni del “fumo di Satana” (San Paolo VI), degli abusi e delle manipolazioni di alcuni pastori.
Mi piace ricordarlo, in questo passaggio storico molto importante come il Papa della pace. Grazie Papa Francesco per il tuo servizio alla Chiesa. Ci hai detto all’inizio del tuo pontificato di pregare per te, pregheremo per te, e tu ricordati di noi. Prega per questo mondo che all’amore, spesso sceglie la violenza.

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