
“Con voi sono cristiano, per voi sono pastore, affermava Sant’Agostino d’Ippona, Così si è presentato Leone XIV, il nuovo Papa, il 267° nella storia bimillenaria della Chiesa.

Non possiamo dimenticare, conserviamo ancora nel cuore l’immagine degli ultimi giorni di papa Francesco sulla carrozzella, il volto dimesso, il corpo affaticato, la voce flebile. Nonostante la sua salute malferma, ha voluto salutare i fedeli il giorno di Pasqua, con l’ultimo fiato a disposizione per benedire l’umanità e il mondo intero e poi il lunedì dell’Angelo, il 21 aprile u.s., si è addormentato nel Signore. Le sue spoglie riposano nella Basilica di Santa Maria Maggiore, accanto all’amata icona della Salus Popoli Romani.

Dopo la sua morte, non solo la Chiesa è stata in attesa, ma il mondo intero, – purtroppo nell’era dei social, di internet, immersi in una eccessiva spettacolarizzazione che ha infastidito non pochi -, le riunioni dei cardinali, il conclave. Tra interviste varie, i totonomi, le scommesse e ingerenze estranee al compito sacro dell’elezione del nuovo successore di Pietro, guardando il comignolo vegliato dai gabbiani, dopo tre fumate nere, finalmente quella tanto sperata, di colore bianco. L’8 maggio 2025, nel giorno della Supplica alla Vergine del Rosario di Pompei, il nuovo Papa, Leone XIV, al secolo, Francis Robert Prevost, di origini statunitensi, nato il 14 settembre 1955 a Chicago (Illinois, Stati Uniti), dell’ordine religioso degli Agostiniani, in precedenza nominato da Francesco a capo del dicastero dei Vescovi.

Come prevede la tradizione, si è affacciato dal balcone di San Pietro, con la mozzetta rossa e la stola sacerdotale, ornata con croci e ricami sopra l’abito talare e con il nuovo abito del papa. Visibilmente emozionato, ha salutato la folla e tutto il mondo con le parole del Risorto: “La pace sia con voi”.

Si è presentato con il nome di Leone XIV, figlio di Sant’Agostino, il filosofo dell’interiorità, padre della Chiesa e uno dei più grandi pensatori cristiani. Il nome di Leone XIV ricorda il papa della Rerum Novarum di Leone XIII, autore di una enciclica rigorosamente sociale che affrontava le questioni legate ai diritti dei lavoratori e alla giustizia sociale.

Il nuovo Papa, missionario per un ventennio in Perù, sceglie il motto «In Illo uno unum», «Nell’unico Cristo siamo uno»; lo stemma, da un lato il giglio con sfondo azzurro, simbolo mariano, di purezza e di innocenza, e dall’altro, il cuore di Gesù trafitto.

“Siamo tutti nelle mani di Dio. Pertanto senza paura, uniti mano nella mano con Dio e tra di noi, andiamo avanti”, dice Leone XIV. Quella mano simbolo e metafora di cura, di custodia, di protezione, di onnipotenza divina, guida la Chiesa.
Leone XIV dovrà proseguire con i processi avviati da Francesco, la fatica della sinodalità, affrontare tanti nodi interni e geopolitici: la riforma della Curia vaticana, lo scandalo della pedofilia, la scristianizzazione dell’Occidente, il calo delle vocazioni sacerdotali, l’unità dei cristiani, il dialogo tra le religioni, la pace nel mondo, soprattutto nel medio oriente.
Un Papa conservatore o progressista? Lasciamo ai giornali queste discussioni o a chi vede la Chiesa come potere. Leone XIV ha parlato del dialogo, della Chiesa missionaria, la Chiesa non può esistere senza la missione, l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, come lui ha detto: “Dio ama tutti, il male non prevarrà”. Un nome, un volto, una storia che promette buone speranze, personalmente, la parola più bella, vera, concreta, è la PACE. Oggi si sente questa esigenza, tra le nazioni, nelle famiglie, nel cuore dell’uomo, essa è una persona, Gesù Cristo, quella pace che a volte rifiutiamo per egoismi, convenienze ed ipocrisie.

Preghiamo per il nuovo Papa, per la Chiesa, per il mondo e per la Pace.
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