L’AMORE E’ SENTIRSI AMATI – DOMENICA 4 MAGGIO 2025

L’AMORE E’ SENTIRSI AMATI – DOMENICA 4 MAGGIO 2025

L’AMORE E’ SENTIRSI AMATI – DOMENICA 4 MAGGIO 2025 1600 1200 Vincenzo Leonardo Manuli

Non ci sono più porte chiuse, nessuno scappa, al contrario c’è una normale quotidianità, fatta di passaggi umili e semplici. Verrebbe da chiedersi: Dio entra nell’ordinario o nello straordinario? Dove sei Dio? In uno sguardo, in una parola di perdono, nell’abbraccio disarmante della misericordia. Penso che Dio vada incontrato dove “il cerchio delle azioni di tutti i giorni è il luogo dove incontrare colui che se n’è andato dai recinti del sacro e abita il “profano”: l’infinito è nella vita, e la vita è infinita”, commenta Ermes Ronchi. E’ possibile riconoscere la sua presenza umile e discreta, dove non si vive in maniera autoreferenziale, dove la sua Parola diviene criterio dell’agire, anche nel fallimento dove tutto ricomincia.

Il ritrovamento di Pietro

La rassegnazione quale ultima parola segna il passaggio di chiudere il discorso del fallimento, ma non dovrebbe essere così. Certo, è difficile in una società efficientista, del profitto, dei risultati, della competizione. Anche nella Chiesa? Spesso contano le prestazioni, i successi, i traguardi, ma il vangelo sembra avere prospettive. “Dio ci aiuta a rialzarci dalle nostre situazioni di fallimento, ma forse ci insegna anche – cosa molto più difficile – come ricostruire quelle relazioni che sembrano inesorabilmente spezzate sotto il peso dei fallimenti affettivi” (G.P.). 

Fiducia

Pietro ricomincia da un nuovo sguardo e dalla parola: Seguimi! Senza fiducia in sé stessi, negli altri, non si può ricominciare. Ancora bruciano le ferite, ma accade qualcosa in Pietro, negli apostoli e nella nascente comunità. Sembra che le cose non vanno bene, ritornano al mestiere di prima, non prendono nulla nella pescac’è una comunità dispersa e incerta che si trova coinvolta nelle sue decisioni. Tutti insieme si ritrovano a vivere, nonostante tutto, una nuova esperienza di fallimento. Occorre fare i conti con la realtà, la sua durezza, non si può archiviare il passato, è necessario guardare e trasformare quanto è accaduto. C’è uno sguardo nuovo che esorta a calare le reti, a prendere il largo: una nuova iniezione di fiducia.

Incontro personale

In questo clima di amicizia e semplicità, seduti all’alba attorno a poche braci, il discepolo amato che riconosce il Risorto e il dialogo sublime con Pietro. “Lo sguardo di Pietro invece ha bisogno di essere guarito, il cammino di guarigione comincia nel momento in cui il discepolo amato lo avverte della presenza del Signore: quel cammino comincia prendendo consapevolezza del proprio peccato” (G.P.). Gesù, maestro di umanità, usa il linguaggio più semplice, pone domande risuonate sulla terra infinite volte, sotto tutti i cieli, in bocca a tutti gli innamorati che non si stancano di sapere: Mi ami? Mi vuoi bene? Tre domande sull’amore. Gesù riparte dall’amore, nuovamente si china a Pietro, e non usa più il verbo agapao come le prime due volte, ma fileomi vuoi bene? Non ci sono target o successi per Gesù, riparte dal perdono e dalla misericordia: “Se all’inizio Pietro credeva di essere capace con le sue forze di seguire il Signore, adesso si rende conto che la sequela è una consegna: lasciarsi guidare, permettendo a Dio di portarci là dove egli vuole” (G.P.).

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