MANI BUONE – DOMENICA 11 MAGGIO 2025

MANI BUONE – DOMENICA 11 MAGGIO 2025

MANI BUONE – DOMENICA 11 MAGGIO 2025 1290 723 Vincenzo Leonardo Manuli

Una delle frasi che mi rimane scolpita nel cuore è “non siamo soli”, attribuita a Benedetto XVI. C’è qualcuno a cui interessa la nostra vita, il Signore è il mio Pastore, prega l’orante. Paolo direbbe: Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Spesso udiamo da persone semplici e con una fede umile e arrendevole: “siamo nelle mani del Signore” e sono mani buone. Anche nella persecuzione? Nelle difficoltà della vita? Nel rumore di tante voci? E quando ci sono pastori che abusano dell’autorità e del potere, disperdono le pecore e le maltrattano? Quando non ci si riferisce a Dio che è il Pastore il rischio è di abusare: “Dio si fa conoscere pienamente nell’uomo Gesù di Nazaret, il salvatore del mondo è l’impotente appeso alla croce, il Signore dell’universo è il servo di tutti, il pastore è l’agnello” (LM).

Le tante voci

L’immagine che esce dalle Scritture incarna il ruolo di colui che si occupa delle pecore: offre la vita, le conosce, instaura una relazione profonda. C’è un aspetto importante, dice l’evangelista Giovanni: le pecore ascoltano la mia voce. C’è un piano uditivo nella sequela, però non tutti lo seguono. “Molte volte preferiamo invece seguire le nostre idee, non ci fidiamo dell’indicazione del Pastore, vogliamo allontanarci dal gregge. Gesù ci avverte però dei pericoli e dei lupi che sono in agguato, ci chiede di rimanere sotto il suo sguardo per il nostro bene, perché solo attraverso un legame sempre più stretto con lui possiamo salvare la nostra vita e attraversare l’inevitabile persecuzione” (GP). 

Il Pastore e l’Agnello

“L’immagine del pastore è sicuramente una delle più antiche rappresentazioni di Gesù, molto presente nelle catacombe e sui sarcofagi del III sec. d.C., per esempio nelle catacombe di Priscilla a Roma. Il pastore appare con una pecorella sulle spalle, nella quale ciascuno può vedere se stesso: siamo noi quella pecorella smarrita che Gesù prende sulle sue spalle” (GP). C’è una relazione profonda tra le due immagini, il Pastore e l’Agnello, si integrano e si interscambiano: vulnerabilità e cura, mitezza e guida. Anche il Pastore è vulnerabile, chi governa è consapevole della fragilità: “La proclamazione che Gesù è pastore in quanto agnello dice esattamente questo. Lui, il Signore, il più grande, si è posto coscientemente e liberamente come lo schiavo e il più piccolo, vincendo in se stesso la logica che porta a spadroneggiare e ad abusare” (LM). 

Lascia una risposta

INVIAMI UN MESSAGGIO, TI RISPONDERÒ QUANTO PRIMA.

[contact-form-7 404 "Non trovato"]
Back to top