UN CUORE SVEGLIO  – DOMENICA 10 AGOSTO 2025

UN CUORE SVEGLIO  – DOMENICA 10 AGOSTO 2025

UN CUORE SVEGLIO  – DOMENICA 10 AGOSTO 2025 2048 1536 Vincenzo Leonardo Manuli

L’uomo ha una sete grande e implacabile e non trova nessuna compensazione per placare l’ansia e l’angoscia, gettandosi in surrogati falsi per reprimerla. Bisogna essere realisti, “aspettare non è cosa facile, richiede pazienza, attenzione, calma. Significa vivere nel dubbio, cercare con oli occhi con le orecchie un segnale o un minimo rumore che sia un preannuncio, una scintilla che accenda un barlume di speranza: sta arrivando, ecco, è qui” scrive Luigi Verdi. Il Signore riempie le nostre attese ed è superiore ad esse? In quale modo lo attendiamo? 

Nella premessa a questa riflessione, la differenza di come si attende il Signore rispetto ad altre situazioni della vita è evidente. Lo scrittore Ignazio Silone scrisse che “i cristiani attendono il Signore con la stessa indifferenza e noia con cui aspettano il tram”. Il Signore si è legato a noi, soffrendo e morendo per noi, ci ha riscattati, ma siamo noi a vacillare, a dimenticarci, a distrarci in questo viaggio di ritorno. Dio è fedele e noi? Come dimenticare che la fede non è qualcosa che riguarda noi, ma che riguarda prima di tutto e soprattutto Dio stesso? È come quando si parte in montagna: i nostri cammini sono sempre incerti, faticosi e, non raramente, si ha la tentazione di fermarsi. Nondimeno, la certezza che la montagna non si sposti e resti dove è ad attenderci, dà la sicurezza della meta all’incerto e faticoso cammino.  Se le montagne si spostassero… allora la cosa sarebbe disperante perché ogni passo potrebbe rivelarsi inutile, fino a esasperare ogni speranza di poter raggiungere la meta” (M. Davide Semeraro).

Il Signore vuole trovarci svegli, pronti, preparati, con il cuore unito e non diviso, di sicuro le palpebre si chiudono per il sonno, e ci afferra la voglia di stenderci un poco a riposare, di chiudere gli occhi e addormentarci: siamo così stanchi di stare nella notte. “È grazie alla vigilanza che il cuore viene custodito nell’essenziale, resta attento al Signore, non si lascia tiranneggiare dai pensieri che lo distraggono e gli fanno deviare il cammino. E se il tesoro dell’uomo è là dove si trova anche il suo cuore ecco che la vigilanza, che è rapporto equilibrato con se stessi, con il proprio corpo, con le cose, con gli altri, con Dio, è l’atto fondamentale che consente al credente di vivere con equilibrio l’oggi nell’attesa del Signore, la storia nella prospettiva escatologica” (LM). 

Fede-fedeltà-fiducia, abbraccia tutta la nostra esistenza: “La fede non ci dà tutte le risposte, ma ci sostiene con una speranza viva: quella di una vita che si trasforma, qui e ora, e non solo nell’aldilà” (GC). Signore, insegnaci ad attendere, è l nostra preghiera, nella fiducia irremovibile e nella promessa di un altro su cui si basa la capacità di un cuore sveglio. L’invito alla fiducia del Signore è un invito alla laboriosità e alla veglia festosa e serena. La nostra fede è piccola, come quella di Pietro, dei primi apostoli, dei santi, a volte piena di dubbi e incertezze, di speranze e di delusioni:“vacillante come la luce delle nostre lampade che sembrano spegnersi, soffocate dall’impazienza e dalla fretta, dal voler tutto e subito, in tempo reale” (LV).

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