XXI TEMPO ORDINARIO – ANNO C – LC 13, 22-30
Ciò che contano sono i fatti e non le belle parole, la concretezza della vita, le scelte e le decisioni nel presente che hanno conseguenze per l’avvenire. Basta una domanda a Gesù da un tale anonimo, mentre era in cammino verso Gerusalemme, per indicare la strada, la porta, che è un invito all’ingresso. Gesù ha intrapreso con risolutezza il cammino verso Gerusalemme, ha assunto e interiorizzato la prospettiva della difficoltà e respinto la tentazione della facilità. Lui sta seguendo il cammino stretto e angusto che lo porterà a Gerusalemme. Se egli invita chi cerca la salvezza a entrare per la porta stretta, ovvero a prepararsi ad affrontare prove e sofferenze, ostacoli e difficoltà, Gesù lo fa mostrando se stesso che segue il cammino angusto e stretto, ecco la coerenza che mette insieme il dire e il fare, la parola e la vita. Non illudiamoci di chi gioca con la Parola e con la fede religiosa, quando poi nella vita rinnega quello che predica: il metro di misura è Gesù.

La porta della felicità
Bussa alla nostra porta Gesù, bisogna attraversare lui, lottare, questo è il nodo della sequela, perché gli uomini propendono più a scegliere la porta larga e comoda mentre solo un piccolo numero, una minoranza, opta per la porta angusta e scomoda: “Lui guarda ad altro, per Lui è importante il passaggio attraverso «la porta stretta», quella dove devi chinarti, abbassarti, dimagrire dal tuo egoismo, sbucciarti le ginocchia e graffiarti i gomiti. È una porta a misura di bambino, a misura di chi non ha nulla di superfluo, ma è essenziale e nudo” (LV). Sono pochi quelli che si salvano? Non risponde Gesù, esorta, sforzatevi (o lottate) di entrare per la porta stretta. “Tale sforzo è anche una lotta, un combattimento aspro ancora una volta con se stessi e la fede richiede tale lotta: tuttavia l’insegnamento di Gesù comprende una dimensione più quotidiana e intravede un nemico non solo del cammino verso il Regno, ma del cammino esistenziale, del cammino stesso della realizzazione umana. E il nemico da combattere è quello che possiamo chiamare il demone della facilità “ (LM).

La porta dell’umiltà
La sequela non è una via facile, Gesù l’aveva previsto e annunciato parlando della sua passione. C’è impresa facile nella vita? Non esistono luoghi o situazioni che vi è impresa umana non comporti difficoltà, sforzi, fatiche, pazienza, fallimenti, ricominciamenti, contraddizioni, scacchi, rinunce, sofferenze: “la costruzione di un’amicizia, di un amore, di una famiglia, di una relazione genitoriale, di una carriera lavorativa, di un rapporto pedagogico, di un impegno politico o sociale. E così è pure per la vita cristiana. C’è una porta stretta da attraversare, non si può servire Dio e la ricchezza, è attraverso molte tribolazioni che si entra nel Regno di Dio”. (LM).

La porta aperta-chiusa
In un libro di George Wells, La porta sul muro, c’è un invito alla responsabilità e alla decisione. Si racconta la storia di un bambino che trova una porta misteriosa. Apertala, trova un giardino meraviglioso, un giardino così bello che solo passare lì un po’ di tempo lo rendeva felice. Il giorno dopo cerca di nuovo quella porta, ma non la trova. Negli anni successivi, la porta riappare, ma il protagonista è sempre preso da cose più urgenti. Viene il momento del troppo tardi, in cui non c’è più tempo, e la chiusura della porta diviene svelamento di verità di coloro che sono rimasti chiusi fuori. Come non ricordare la porta della legge di cui parla Kafka ne Il processo, una porta sempre aperta eppure mai varcata dall’uomo di campagna che passa l’intera vita nell’attesa e alla fine della vita si sente dire dal guardiano: Qui nessuno poteva ottenere di entrare poiché questa entrata è riservata solo a te. Adesso vado e la chiudo.

Questo vangelo per me ha qualcosa di personale, perché domenica 26 agosto 2007, quando venivo ordinato presbitero, usciva questa pagina e devo confidare in questi anni quanto è stretta questa porta, ma anche l’invito a prendere sul serio le parole di Gesù, contro tante apparenze e facilità. Attenzione, ci dice il vangelo, alle sicurezze false, ai comportamenti omissivi quando non vediamo l’altro e non ci impegniamo per colui che è nel bisogno. Noi crediamo di essere nell’intimità con il Signore, assidui alla sua presenza, ascoltatori della sua Parola, nutriti dai sacramenti: “Entreranno piuttosto quelli che si sono fatti piccoli, ma hanno allargato il cuore, gli umili che non hanno immaginato la salvezza come esclusiva, ma hanno intuito l’ampiezza e la sproporzione dell’amore di Dio, che si sono lasciati avvolgere dal Suo amore e con questo amore hanno avvolto chi tremava” (LV).

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