RELIGIOSITA’ POPOLARE MARIANA E STUDI NEL LIBRO DI VINCENZO SCATURCHIO

RELIGIOSITA’ POPOLARE MARIANA E STUDI NEL LIBRO DI VINCENZO SCATURCHIO

RELIGIOSITA’ POPOLARE MARIANA E STUDI NEL LIBRO DI VINCENZO SCATURCHIO 1107 1469 Vincenzo Leonardo Manuli

L’estate, si sa, è tempo di invasioni mariane, non che durante l’anno non ci siano feste e ricorrenze alla Madre di Dio. Nel tempo estivo, diverse memorie, a volte non concordanti con il calendario liturgico, approfittando del ritorno dei “forestieri”, assistiamo, – almeno nel meridione d’Italia e in Calabria -, ai festeggiamenti dei santi patroni e della Madre di Dio, venerata nelle sue tante sfaccettature, con titoli devozionali, frutto di tradizioni popolari. Quanto il culto a Maria corrisponde al Magistero e alla Tradizione della Chiesa? Cosa fanno i pastori per educare il popolo di Dio all’ortodossia e alla sana dottrina, invece di perpetuare la profanazione delle feste mariane? 

Un testo scientifico ma non di nicchia, di don Vincenzo Scaturchio, esperto teologo e biblista, attento alla pastorale, nel titolo “Maria e il mistero pasquale. Nella ‘ncrinata (o affrontata), un evento della pietà popolare”, (Camerata Picena, 2025, 292 pp.), affronta un percorso storico-critico della pietà popolare, specificando la ‘ncrinata (o affrontata), contestualizzando e facendo confronti con altre realtà. Non solo, l’Autore, in uno studio interdisciplinare, teologico e pastorale, e un’ampia bibliografia, in sette capitoli offre un quadro biblico e liturgico, minuzioso e puntuale nel corretto culto alla Vergine Maria, specificando un rito a lui caro, quello della ‘incrinata (o Affrontata). 

Non trascurando gli altri capitoli, uno in particolare, il quinto, Evangelizzare la pietà popolare, ripropone il dilemma, il problema, la questione irrisolta dell’inculturazione della fede, spesso, sottovalutata, anche per colpa dei pastori, a dire dell’Autore e che io condivido. Nelle processioni, nelle novene e negli altri pii esercizi, la religiosità si risolve in pura esteriorità, emotività, mero folclore, dove le statue mariane sono ostaggio di bande organizzate ed estemporanee che non solo non partecipano alla vita ecclesiale, lasciandosi esplodere in arroganti manifestazioni che non solo non consentono di pregare, al punto che si appropriano con prepotenza e in maniera esclusiva delle effigi sacre, trattandole come divinità pagane. Questa è una mentalità che non può essere tollerata, dove purtroppo, la connivenza dei pastori lascia libero arbitrio a questo stato di cose.

L’Autore riconosce la ricchezza della pietà popolare, una risorsa importante per evangelizzare, alla luce degli interventi magisteriali, l’ottavo capitolo del documento del Concilio Vaticano II, la Lumen Gentium, dedicato alla Madre di Dio, la Marialis Cultus di Paolo VI, ma purtroppo, sono testi evitati, non letti e studiati, dove spesso si assiste a scempi e dissacrazioni, con la complicità dei pastori. Apprezzo il testo dell’Autore, formativo, per i presbiteri, i vescovi, i seminaristi, i comitati, i portatori, nell’intento di armonizzare la pietà popolare con il Magistero della Chiesa, nel connubio di fede e vita

Talvolta assistiamo in alcuni luoghi e in alcune situazioni ad abusi e strumentalizzazioni, soprattutto di inquinamenti mafiosi, dove prima che intervenissero le autorità ecclesiali, sono state le forze dell’ordine e della magistratura, tra inchini ed esibizionismi per legittimare il consenso sociale di appartenenti alla criminalità. Spesso, alcuni eventi religiosi, piuttosto che momenti di preghiera e di fede, sono trasformati in riti pagani che nulla hanno a che fare con la fede e la spiritualità cristiana. Intendo sollevare solo una critica costruttiva all’Autore, non me ne voglia: Come mai nel suo testo non c’è nessun riferimento alle strumentalizzazioni mafiose di eventi popolari religiosi? Anche qui occorre vigilare, purificare, ma formando, orientando, con pazienza e senza compromessi, nel rispetto del sacro e del popolo di Dio. 

Nel capitolo citato, l’Autore parla di Maria quale modello della Chiesa nell’esercizio del culto, Ella, quale membro eminente e sposa amatissima del Redentore, aiuta a rendere culto a Dio, “dove Maria va imitata nelle sue virtù, spesso il culto è esteriore”. 

Accanto a qualche denuncia, il testo è propositivo, così afferma l’Autore nel suo testo: «Non è autentica la pietà popolare o la devozione a Maria che fa completamente a meno del sacramento della Riconciliazione e della Santa Comunione. Eppure nelle novene, nelle processioni, nell’organizzazione delle feste troviamo spesso e volentieri persone che non frequentano la messa domenicale e tanto meno sono testimoni di fede, speranza e carità. C’è molto da fare in tal senso e dobbiamo ripartire dalla formazione e dalla catechesi, se vogliamo formare le coscienze al giusto culto mariano che non può prescindere dalla centralità di Cristo e della trinità» (pp. 186-187).

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